Vinicio Momoli, la vita segreta della gomma

Ha sperimentato tutti i materiali. Ha dipinto, scolpito, fuso e assemblato. L’artista padovano, divenuto famoso per le sue scelte minimali, oggi dona nuova vita alla gomma trasformandola in opera d’arte

by Flavia Motolese

Fin dai suoi esordi, Vinicio Momoli basa la sua arte sulla ricerca della semplicità ottenuta attraverso l’interazione di forma, materia e colore. Per descrivere e definire la sua opera, è necessario superare l’antitesi forma-quadro forma-scultura e definizioni di genere e stile troppo rigide perché la sua poesia risiede proprio nella capacità di innestare istanze tecniche e formali diverse per creare qualcosa di unico. Momoli sceglie di operare in una dimensione tangente i confini disciplinari di neoplasticismo, informale materico e minimalismo per avere la possibilità di indagare le ulteriori potenzialità delle grammatiche astratte, forse anche influenzato dal contatto, già negli anni ’60, con le avanguardie parigine e newyorkesi.

Prima che si diffondesse il concetto di riuso, di contaminazione o di transizione, Momoli ha intuito il potenziale espressivo dell’impiego di materiali extra-artistici come quelli di origine industriale, che lo ha indotto a confrontarsi con la dimensione plastica e scultorea. Questa poetica della materia parla di fisicità e di artigianalità, di senso di immedesimazione con le cose e, soprattutto, di un grande lavoro sulla sperimentazione come atto dal carattere sia manuale, sia espressivo.

Vinicio Momoli

Vinicio Momoli è nato in provincia di Padova nel 1942, vive tra Castelfranco Veneto e Parigi. La sua formazione vede diverse esperienze al di fuori dei confini nazionali che lo mettono in contatto con ambienti avanguardisti parigini e newyorkesi. Dagli anni ’60 matura il proprio linguaggio artistico volto a indagare il senso e la percezione. Il suo esordio data i primi anni Settanta: nel 1974 espone alla Galleria Harrison Club di New York. Dopo New York, partecipa alla mostra “Nouvelles Perspectives” allo Spazio Bonvin dell’UNESCO, a Parigi. Negli anni ‘80 la sua ricerca si apre anche a installazioni ambientali e sculture polimateriche. Ha preso parte a più di 200 mostre sia in Italia sia all’estero (Parigi, Spagna, Montecarlo, Toronto e Austria), tra cui le partecipazioni alle Biennali del Kuwait, di Pechino e di Venezia, dove presenta “Nexiture Contact”, scultura monumentale permanente, installata nell’isola della Certosa, nell’ambito del progetto “La Città Ideale”.

Le opere tridimensionali con una forte valenza tattile, sono sinestesie visive, corpi plastici colorati che abitano lo spazio, in cui la presenza articolata dei volumi riesce a esprimere tutto il senso di voluttuosità della materia. La gomma, che l’artista usa per dare corpo ai suoi lavori, assume consistenze e texture differenti, che la avvicinano alla pelle, alla carta, alla stoffa: questa peculiarità ibrida e mutevole la rendono un medium ideale per un’arte in perenne evoluzione.

La mutevolezza è il carattere distintivo dell’opera di Vinicio Momoli, che dimostra una capacità unica nel plasmare la materia, come qualcosa di vivo e vivace.

Nel colore, così come nei monocromi bianchi e neri, si avverte l’energia, il dinamismo di una materia pulsante. Non c’è staticità, ma l’illusione di un immobile movimento in cui collidono progettualità e casualità. Le superfici si increspano, presentano irregolarità, sovrapposizioni cromatiche e, anche se tendenzialmente opache, riverberano la luce, assorbendola o intrecciandola con le proprie pieghe e difformità. Simili a epidermidi inorganiche, registrano il divenire molteplice delle cose, l’incessante mutare nelle reazioni fisiche, come frammenti cristallizzati dei processi di perenne trasformazione.

Più che una superficie, si tratta di un paesaggio vero e proprio perché in quella dimensione è racchiuso un orizzonte esperienziale. L’artista crea qualcosa che si situa tra una geografia astratta e immaginifica, una sorta di paesaggio dell’inconscio, e una tramatura, una superficie in cui si combinano pure forme e colori. Facendo affiorare un linguaggio scultoreo, si stabilisce un rapporto di reciprocità molto stretto tra l’artista e il gesto creativo: Momoli domina la materia e, allo stesso tempo, lascia che essa imprima nella sua opera un valore semantico indipendente dalla sua volontà. 

Facendo affiorare un linguaggio scultoreo, si stabilisce un rapporto di reciprocità molto stretto tra l’artista e il gesto creativo: Momoli domina la materia e, allo stesso tempo, lascia che essa imprima nella sua opera un valore semantico indipendente dalla sua volontà. Le opere sono basate sulla loro fisicità, su rapporti formali e cromatici e affascinano per la loro straordinaria capacità di evocare percezioni sensoriali. 

MARIO NAPOLI

Mario Napoli è un vero punto di riferimento per gli artisti, ma anche per coloro che si vogliono avvicinare al collezionismo. Alla base del suo successo, la grinta e la capacità di intercettare le tendenze contemporanee. Mario Napoli vive e lavora tra Genova e Milano. Opera nel campo dell’arte dal 1975; è direttore artistico, critico d’arte e art advisor. Nel 1994 fonda, a Genova, SATURA, centro per la promozione e diffusione delle arti. La sua capacità di stabilire relazioni vere gli ha permesso di creare legami e collaborazioni con critici, galleristi e promotori culturali nazionali e internazionali. Tra gli artisti che rappresenta ha voluto proporre, per questa occasione, Vinicio Momoli. Selezionato nel panorama internazionale, insieme ad altri autori di grande talento come Stefano Grondona, Peter Nussbaum e Piergiorgio Colombara, perché corrisponde ai requisiti che contraddistinguono i veri artisti: avere qualcosa da dire, qualità tecnica, unicità e lirismo.

Questo approccio diretto alla materia è un tentativo di avvicinarsi all’origine delle cose, alla natura archetipica della genesi della forma: la ricerca artistica ricalca le modalità in cui la natura opera la sua perenne creazione. Il fine ultimo sembra essere quello di restituire il senso di una visione che intuisce l’essenza dell’essere e che sonda i territori dell’indicibile in una costruzione artificiale, ma che allude al mondo delle forme organiche e al fermento vitalistico della realtà. Trasformare la materia inerme in materia viva, significante in grado di occupare lo spazio: è questa la sfida più importante vinta da questo artista.

(Vinicio Momoli, la vita segreta della gomma – Barchemagazine.com – Gennaio 2023)