Vediamo sempre più frequentemente progetti e yacht che hanno forme strane nei quali l’equilibrio tra forma e funzione è spesso disatteso. Dobbiamo salvaguardare la lezione dei grandi maestri del design italiano
by Francesco Michienzi
Il mondo del Design si caratterizza per la sua capacità di leggere e interpretare i tempi che viviamo. Da questa prospettiva, il Design Made in Italy è da sempre il punto di riferimento per i mercati mondiali, emblema di passione, maestosità e innovazione. L’industria nautica fonde perfettamente il bagaglio di conoscenze artigianali delle piccole e medie imprese al lungimirante ingegno dei designer rendendo ogni prodotto unico e irripetibile, ma soprattutto in grado di coniugare estetica, funzionalità e tecnologia.
La nostra rivista Barche, per celebrare il suo trentesimo anno di vita, ha indetto un concorso per assegnare delle borse di studio a chi presenterà il progetto di una barca che non c’è, ma che sia realmente realizzabile. Questo non significa che questa barca debba essere una specie di astronave. La nostra convinzione è che il design abbia ancora molto da esprimere in termini di potenzialità e fascino. Tuttavia, nella realtà di oggi, assistiamo a veri e propri scempi del gusto, dell’equilibrio formale e sostanziale di molte imbarcazioni nate sotto le migliori intenzioni. Magari disegnate per stupire, con forme originali e volumi inconsueti, oppure per soluzioni inedite.
Recentemente ho osservato un annuncio che abbiamo ricevuto per la nostra rubrica dell’usato. Si tratta di un motor yacht varato la scorsa primavera e già proposto per la vendita. Guardando questa imbarcazione ho subito pensato: “Povero Design Made in Italy”.La ricchezza di segni, l’alternanza dei volumi, l’uso del colore, il contrasto tra chiari e scuri, tutti elementi distonici, probabilmente figli della complessità e della poca serenità che il mondo sta vivendo. Il fatto che l’armatore di questa barca abbia già deciso di venderla, è un chiaro indicatore che il mercato non perdona i brutti progetti. Il successo deriva dal lungo processo di distillazione di elementi che trovano il giusto equilibrio. La scuola italiana di design nautico ha visto nascere e sbocciare talenti, divenuti simboli indiscussi del settore a livello internazionale. Un’altra caratteristica tutta italiana riguarda l’artigianalità che ha saputo sposare l’innovazione. Investimenti e ricerca sono un punto fermo nella mission dei nostri cantieri nautici e delle aziende della componentistica navale che hanno ottenuto standard sempre maggiori, non dimenticando fattori come la sostenibilità e l’impatto ambientale.

LA GRANDE TEMPESTA, RACCONTATA NEL BEL LIBRO DI BRUNO VESPA, UNO DEI GRANDI MAESTRI DEL GIORNALISMO ITALIANO, ATTRAVERSA UN SECOLO DI STORIA ITALIANA
E INTERNAZIONALE FORNENDOCI LE CHIAVI DI LETTURA PER CAPIRE IL PRESENTE E AFFRONTARE
IL FUTURO.
Prendiamo a prestito le parole di Bruno Vespa contenute nel suo interessante libro La grande tempesta, edito da Mondadori per Rai Libri: “La storia italiana è fatta da un popolo più intelligente e fantasioso della media europea, con tratti frequenti di genialità. Ma, al contrario degli altri paesi europei, l’Italia si è rinchiusa in una gabbia di norme, vincoli, inefficienze, dispetti burocratici, paralisi giuridiche, assurdità ambientali, corruzione ed evasione fiscale fuori norma, che non le hanno fatto muovere un passo negli ultimi trent’anni”. Fortunatamente l’industria nautica italiana, nonostante i suoi politici, grazie a quel tratto di genialità che ci contraddistingue e a uno sforzo immane, posiziona l’Italia al primo posto nel mercato nautico globalizzato. Noi sappiamo produrre bellezza e innovazione, ma dobbiamo cercare di non dimenticare la lezione dei maestri del design italiano che hanno sempre coniugato il bello con il funzionale.
(Una lezione da salvaguardare – Barchemagazine.com – Aprile 2023)