Le onde sono alte almeno due metri, piove a dirotto, il vento supera i 20 nodi e la temperatura di poco gli zero gradi centigradi. Ho sempre pensato che gli scandinavi facessero barche troppo chiuse, che non si rendessero conto di quanto faccia caldo in Mediterraneo, oggi mi sono ricreduto. Sono ben felice di trovarmi ben protetto, al chiuso in dinette con il webasto acceso e una tazza di tè
by Niccolò Volpati
La barca non è scandinava, ma inglese, un Fairline Squadron 65 e comunque non mi trovo in mezzo al mare a 200 km da Oslo per testarla. Quello che devo provare sono le pinne stabilizzatrici di Sleipner. Per la precisione si tratta della terza generazione, frutto di molti anni di studi e di continui test sui moltissimi yacht sui quali sono state installate.

L’azienda norvegese, infatti, ha introdotto le sue prime Vector Fins già diversi anni fa. La terza generazione di pinne è stata ulteriormente migliorata. Cambia leggermente la forma, rimanendo sempre fedele alla stessa filosofia e cioè quella di pinne curve e non piatte. Sembrano quasi due foil attaccati sotto lo scafo, ma non hanno il compito di sollevarlo dall’acqua, bensì di ridurre rollio e beccheggio. Perché le pinne devono essere curve anziché piatte? Perché sono più efficienti e quindi possono essere anche più piccole.
Efficienza e risparmio energetico in navigazione
E qual è il vantaggio? Minore impatto sulle linee d’acqua della carena quando la barca è in navigazione e, inoltre, minor consumo di energia elettrica per farle funzionare. Due vantaggi non da poco. I sistemi di stabilizzazione sono molteplici. Ci sono quelli giroscopici che hanno il difetto di essere pesanti e ingombranti e anche di consumare molta energia perché far ruotare una palla di metallo a migliaia di giri al minuto richiede sempre un generatore accesso.

Il vantaggio è che sono posizionate in sentina e quindi non influiscono sulla carena. Oltre ai giroscopici ci sono le pinne, e quelle elettriche hanno ormai soppiantato quelle idrauliche. Sono più efficienti, ruotano autonomamente una dall’altra e si posizionano in modo da ridurre sensibilmente il rollio.
Quelle di Sleipner, proprio grazie alla loro forma, sono molto piccole e perciò impercettibili in navigazione. Anzi, sono anche attive in navigazione e quindi contribuiscono a stabilizzare la barca non solo quando è alla fonda. Durante il test nelle fredde acque norvegesi l’ho potuto verificare. In navigazione nessun problema e un aiuto che nel passaggio sull’onda ho potuto apprezzare. E poi abbiamo proceduto con il test più impegnativo e cioè quello fermi in mezzo al mare come se fossimo ormeggiati in rada. Anche in questo caso l’esame è stato superato a pieni voti. La differenza tra pinne attive e pinne in stand by è notevole.

Onde sotto controllo: il fascino di una navigazione fluida
Mentre osservo l’oscillometro che, grazie all’inrterfaccia Sleipner, è riprodotto sul plotter Garmin, mi accorgo che si passa da un angolo di rollio che varia tra 15 e 20° e uno che rimane sempre sotto i 5°. La riduzione è notevole. Con la maggior parte delle onde, anche se al traverso, l’oscillazione rimane sempre tra 2 e 4°, praticamente si ha la sensazione di essere completamente fermi. Solo con le onde più alte si arriva a 5° e quindi si percepisce il rollio che rimane comunque molto sopportabile. Questa sensazione, devo ammetterlo, l’ho provata sempre con degli stabilizzatori attivi.
Vale per le pinne come per i gyro, piccoli o grandi che fossero. Ma quelli di Sleipner sono precisi e si si organizzati con un computer portatile che elabora il grafico dell’oscillazione. Quello che ne viene fuori è un’immagine che sembra l’elettrocardiogramma quando hai fatto la visita dal cardiologo. Anzi la sensazione è che il mio elettrocardiogramma sia molto peggiore del rollio del Fairline con le pinne attive, anche per questo rimando la visita dal cardiologo da diversi anni.
(Sleipner, la pinna curva che fa rimanere dritti – barchemagazine.com – Novembre 2023)