Molto è stato fatto, ma molto è ancora da fare: per il Carlo Riva di Rapallo c’è un nuovo progetto e probabilmente nuovi soci che affiancheranno la società che dal 1975 gestisce il primo porto turistico d’Italia
by Niccolò Volpati
Cosa sia successo un anno fa lo sappiamo. È stata sicuramente una mareggiata fuori dall’ordinario. Le onde misurate dalle boe oceanografiche, non proprio a Rapallo, ma comunque in Liguria, ci dicono che si è arrivati a quasi dieci metri di altezza con venti tra i 55 e i 60 nodi. Il risultato è stato un porto distrutto, il Carlo Riva, uno danneggiato, quello pubblico di Santa Margherita Ligure, e soprattutto, quasi 400 barche colpite, tra affondate e danneggiate.
Dodici mesi dopo la situazione non è delle migliori, ma le bocche, nel Tigullio, sono quasi tutte cucite. Porto, amministratori pubblici, governatori, preferiscono raccontare quanto hanno fatto finora piuttosto che soffermarsi su quanto ci sia ancora da fare.
I relitti sono stati tutti rimossi, già a Pasqua, così come aveva promesso il Sindaco di Rapallo Carlo Bagnasco. La stagione è stata parzialmente salvata. I battelli per turisti hanno dovuto rinunciare a un po’ di mesi di attività, ma, nel complesso non hanno chiuso del tutto i battenti. E così anche gli stabilimenti balneari. È bastato ritardare la bonifica del fondale, fare un po’ di calcoli su quando fare i prelievi campione delle acque e le cose si sono aggiustate. Niente divieti di balneazione.
Lo stesso può dirsi per il Porto Carlo Riva che è perfino riuscito ad avere il permesso per una riapertura parziale e temporanea. Sotto il tappeto però c’è ancora tanta polvere. Il Carlo Riva dal primo ottobre è vuoto. Durante la stagione estiva, grazie a un permesso temporaneo della Capitaneria di Porto, è riuscito a riaprire per alcuni armatori. Da circa un mese il permesso è scaduto e le barche hanno nuovamente lasciato gli ormeggi.
In queste settimane la proprietà sta ultimando i documenti per la presentazione del nuovo progetto: consolidamento della diga abbattuta dalle onde e nuova struttura. Il costo, si dice, si aggira intorno ai 24 milioni di Euro. Chi li metterà? Oltre alla famiglia Riva e alla società che gestisce sin dalla nascita il marina, si dice che potrebbero esserci nuovi soci. I nomi non sono più un segreto. Si parla di Fincantieri e di un immobiliarista, Davide Bizzi, con attività sparse tra l’Italia, New York e il resto del mondo. Ci sperano in tanti che vada a finire bene, soprattutto i venti dipendenti del Carlo Riva. Sperano che si mantengano gli impegni senza ulteriori proroghe.
L’estate prossima potrebbe esserci una nuova apertura parziale e l’anno dopo potrebbe essere definitivamente realizzato il nuovo progetto.
L’estate appena passata al Carlo Riva è stata travagliata, anche perché c’è stato il tira e molla sulla riapertura. Prima sono rientrate alcune barche poi la Capitaneria ha ritirato l’autorizzazione per la mancanza dell’impianto antincendio e, infine, dal 15 agosto al 30 settembre, ha nuovamente concesso l’ormeggio per poche barche.
Com’era facilmente prevedibile, i problemi del porto si sono spostati in tribunale. Sono ben tre le inchieste aperte.
La prima, doverosa, per stabilire come mai abbia ceduto la diga, mentre la seconda e la terza erano meno prevedibili. Una riguarda lo smaltimento dei relitti e l’altra il rientro delle barche all’ormeggio prima dell’estate.
La situazione è molto diversa a Santa Margherita Ligure. E diverso fu anche l’effetto della mareggiata del 29 e 30 ottobre 2018. Ci furono danni, ma nulla di paragonabile con quelli che hanno flagellato Rapallo. A Santa Margherita Ligure la diga si ruppe, ma non crollò. Molte meno anche le barche danneggiate e pochissime quelle affondate. La più complessa da recuperare fu un peschereccio. I lavori di ripristino della diga sono stati molto celeri.
Strano, anche perché dipendevano da finanziamenti pubblici, essendo quello di Santa Margherita un porto gestito dal Comune. Oltre a quelli necessari per consentire l’utilizzo delle banchine durante l’estate, ai primi di settembre sono stati affidati a un raggruppamento d’imprese anche quelli per la messa in sicurezza del porto. Circa tre milioni di Euro per i lavori appena iniziati che termineranno ad aprile dell’anno prossimo per ripristinare il molo di sopraflutto, così come stabilito dal Consiglio Comunale e dalla Conferenza dei Servizi che ha approvato il progetto definitivo.
Due porti quasi adiacenti, colpiti dalla stessa mareggiata, uno pubblico e l’altro privato. Tutti avremmo scommesso che quello pubblico avrebbe fatto più fatica ad ottenere i finanziamenti e avrebbe dovuto combattere con la burocrazia molto di più del “cugino” in concessione ai privati.
E invece no. La super mareggiata di Rapallo ci ha insegnato che le cose non vanno sempre come ci si aspetta. L’altro grande problema che rimane aperto è quello che non si vede, cioè quello che si trova sotto la superficie dell’acqua. A marzo del prossimo anno dovrebbe finalmente entrare in funzione il depuratore a Rapallo e poi, in primavera, dovrebbero esserci i lavori di dragaggio di tutto il Golfo. Il progetto è stato approvato dal Consiglio Comunale e prevede una spesa di 800 mila Euro. Si tratterà di bonificare e rendere di nuovo navigabile la baia e tornare così, quasi del tutto, alla normalità.
(Rapallo: acqua in bocca! La situazione ad un anno dalla super mareggiata – Novembre 2019 – Barchemagazine. com)