Parliamo di bellezza, di fascino, di comfort, ma anche di godibilità dello spazio pubblico di un porto turistico
by Paolo Viola*
Dopo aver trattato, nelle puntate precedenti di questa rubrica, gli aspetti tecnici, amministrativi, funzionali, quantitativi dei Marina, è giunto il momento di trattarne l’aspetto più sottile, impalpabile, quello della qualità del costruito, della forma e dei caratteri che rendono attraente l’ambiente fisico e quello sociale di un Marina. Parliamo dunque di “bellezza”, di “fascino”, di “comfort”, ma anche di “godibilità” dello spazio pubblico. E partiamo proprio da quest’ultimo concetto: lo spazio del Marina va pensato e vissuto come spazio privato o come spazio pubblico? Sappiamo che gli armatori delle imbarcazioni importanti spesso non gradiscono di ormeggiare “in piazza” e ambiscono a un ambiente più riservato dove intrattenersi a bordo delle proprie barche. Sappiamo anche, però, che il passeggiare fra le barche, in banchina o sui pontili, è un passatempo molto gradito, non solo a chi pratica il diporto nautico, sicché il Marina dovrebbe anche essere una sorta di “piazza d’acqua” che possa accogliere non solo gli abitanti del borgo o del quartiere, ma addirittura una moderata movida per i più giovani. Ecco, dunque, che un primo tema è progettare il Marina che sia sì uno spazio pubblico, ma organizzato (e poi anche gestito) con la qualità di uno spazio privato, che indirizzi il comportamento dei frequentatori verso il rispetto della privacy. Ma se la bellezza e il fascino di un luogo è il risultato di una felice scelta progettuale, è anche frutto di una serie di accorgimenti e di attenzioni che non tutti i progettisti (e i gestori) hanno ben presenti.

«I MARINA SONO LUOGHI DI AGGREGAZIONE SOCIALE DOTATI DI UN PARTICOLARE APPEAL NON SOLO PER IL DIPORTISMO NAUTICO E PER LE SUE SPECIFICHE ESIGENZE, MA ANCHE PER LA CITTÀ, ASSOLVENDO LA VITALE FUNZIONE DI LUOGO NON CONGESTIONATO DI CENTRALITÀ URBANA; PIÙ SONO BELLI, ATTRATTIVI, FUNZIONALI E VIVI, MEGLIO ASSOLVONO A QUESTO COMPITO». FEDERICO BARBERO
Per approfondire questo tema, tanto centrale nel progetto dei porti turistici, ne parlo con Federico Barbero, architetto, Managing Director e uno deI fondatori di WiP Architetti che ha una consolidata esperienza nel settore specifico della portualità. Dice l’architetto Barbero: «I Marina sono luoghi di aggregazione sociale dotati di un particolare appeal non solo per il diportismo nautico e per le sue specifiche esigenze, ma anche per la città, assolvendo la vitale funzione di luogo non congestionato di centralità urbana. Più sono belli, attrattivi, funzionali e vivi, meglio assolvono a questo compito. Come già rievocato in questa rubrica, c’è un passaggio nel libro di Marguerite Yourcenar (Memorie di Adriano, 1951) dove l’autrice fa affermare al vecchio imperatore che…costruire, significa collaborare con la terra, imprimere il segno dell’uomo su un paesaggio che ne resterà modificato per sempre […] Costruire un porto, significa fecondare la bellezza d’un golfo. Ritengo che questa immagine della costruzione di un porto, oltre che essere fra le più evocative e poetiche di sempre per chi fa il nostro mestiere, costituisca un manifesto che tutti noi progettisti dovremmo adottare quando ci accingiamo ad imprimere il nostro segno sul territorio. Il Marina, il porto turistico, è un luogo artificiale ricavato nel più naturale ed ancestrale dei luoghi: il litorale, il punto d’incontro tra la terra e l’acqua. Per questo, nel momento in cui pensiamo al progetto di un Marina, la prima cosa da rispettare è la bellezza del luogo; se riusciamo nell’intento di far percepire quel porto come se ci fosse sempre stato, allora potremo dire di aver fatto un bel progetto».

Un accorgimento particolare che rende fascinosa l’atmosfera del Marina è un’illuminazione notturna di grande suggestione, che oserei definire da “giardino giapponese”, orientata cioè all’intimità e opposta alla tradizionale illuminazione da “piazza urbana”. D’altronde il concetto di “giardino” non dovrebbe essere estraneo al porto turistico che, soprattutto in estate e specialmente al sud, ha bisogno di ampi spazi verdi che offrano refrigerio, (così come è molto gradito l’uso di porticati o di spazi coperti che proteggano dal sole: chi ne ha avuto tanto durante la navigazione cerca di difendersene quando fa una sosta a terra!). Altro tema è il parcheggio delle automobili. In molte regioni esistono norme che impongono un numero minimo di posti auto in relazione al numero degli ormeggi. In ogni caso in un Marina – specie se dedicato più agli ormeggi stanziali che a quelli di transito – i parcheggi delle automobili sono sempre tanti e non sono un bello spettacolo. Si vorrebbe che fossero prossimi agli ormeggi (per ridurre la distanza fra automobile e barca), possibilmente ombreggiati (magari da pergolati), ed eventualmente su prato armato ed “inverdito”!

«Il porto turistico è un luogo artificiale ricavato nel più naturale ed ancestrale dei luoghi: il litorale, il punto d’incontro tra la terra e l’acqua. Per questo, nel momento in cui si pensa al progetto di un Marina, la prima cosa da rispettare è la bellezza del luogo».
L’optimum, in ogni caso, è che l’area del parcheggio sia prossima alle radici dei pontili ma ciononostante in posizione appartata e poco visibile. Architetto Barbero, ha qualche suggerimento in proposito? «La realizzazione di Porti e Marina ben attrezzati, siano essi riqualificazioni di strutture esistenti o nuovi interventi, non può prescindere dall’offrire servizi dedicati alle imbarcazioni, ma anche alle persone: ristoranti, bar, market, retail e molto altro per accogliere un nuovo turismo. I parcheggi per automobili fanno parte di questi servizi essenziali; riuscire a realizzarli senza andare ad impattare sulla bellezza del luogo, fa parte di quel manifesto cui facevo cenno prima. L’idea di lavorare su più livelli in banchina, in modo da incorporarli al suo interno, generando diversi piani di fruizione da parte degli utenti è stimolante sia dal punto di vista compositivo, sia funzionale. Lo scopo è di realizzarli in prossimità delle imbarcazioni, in posizione ottimale per il carico/scarico ma “invisibili”, riducendo al minimo l’impatto paesaggistico».

«IL COMUNE DENOMINATORE NEL PROGETTARE UNA MARINA DEVE SEMPRE RIMANERE LA QUALITÀ DEL COSTRUITO, LA BELLEZZA DEL PORTO, E LA SUA CAPACITÀ DI TRASMETTERE EMOZIONI».
Vorrei dire due parole anche a proposito dell’arredo urbano e di quello specifico delle banchine. Sull’arredo degli spazi pubblici in generale (sedute, aree picnic, pavimentazioni, il verde di cui abbiamo già detto possibilmente anche alto ed ombreggiante, cestini porta rifiuti, ecc.) non c’è da raccomandare l’uso di elementi di alta qualità e la loro organizzazione in un piano organico. Sull’arredo delle banchine ritengo che i pavimenti, il bordo delle banchine e dei pontili, le bitte, le colonnine erogatrici di energia elettrica ed acqua potabile, le colonnine antincendio, se questi elementi sono scelti bene, se sono armoniosamente assorbiti e ben posizionati, possono “arredare” gli spazi con grande eleganza e, come si dice, fare la differenza!

Non si può trascurare una scelta strategica: la tipologia dei sistemi di ormeggio. Abbiamo visto lo scorso mese, insieme all’ingegner Prinzivalli, le caratteristiche dei diversi sistemi per ormeggiare le barche alle banchine o ai pontili, fissi o galleggianti. È fuori di dubbio che gli ormeggi su fingers o minifingers offrano maggior comfort ed alzino molto il tono dei Marina. Ma anche le briccole, specialmente se siamo in un’atmosfera lagunare o simile, creano un paesaggio gradevole e raffinato. Anche questa scelta, dunque, contribuisce all’architettura ed all’estetica del Marina e contribuisce, conseguentemente, a fissare il valore degli ormeggi e dei servizi. Chiedo infine a Federico Barbero di concludere questa nota con una sua personale considerazione: «Abbiamo visto, all’interno di questa rubrica, quali molteplici e complessi aspetti concorrono alla progettazione, realizzazione e successiva gestione di un porto turistico: da quelli funzionali e normativi a quelli tecnologici, da quelli prettamente tecnici per l’utilizzo prevalente dei diportisti, a quelli più appartenenti all’integrazione dell’infrastruttura portuale con il territorio, la città che lo accoglie nel suo tessuto sociale; dall’estetica e idoneità dei materiali scelti per l’arredo urbano all’illuminazione notturna delle aree dell’intero Marina. Certo è che il comune denominatore deve sempre rimanere la qualità del costruito, la bellezza del Porto, e la sua capacità di trasmettere emozioni; questa rimane la prima vera percezione che gli utenti ed i visitatori hanno, e che conserveranno nella loro memoria. Il meraviglioso compito di noi progettisti è quello di contribuire a questa sensazione, attraverso le scelte più adeguate e corrette per “fecondare” quella bellezza dei tanti golfi che ne avrebbero indubbiamente bisogno».
Paolo Viola (Napoli, 1936) è ingegnere-urbanista, specializzato in progettazione portuale, responsabile dell’area “Marina & Waterfront” di WiP Architetti s.r.l.
(Harbours – Architettura ed estetica – Barchemagazine.com – Ottobre 2023)