Pensiamo al futuro, l’editoriale di Franco Michienzi

Segnali contrastanti dal mercato nautico, molto bene i maxi rib, le grandi imbarcazioni e le navi da diporto. Frenata per i natanti e le piccole barche

by Francesco Michienzi

L’industria nautica italiana ha surclassato gli altri settori manifatturieri del nostro paese con dati economici sempre più positivi. I portafogli ordini sono a livelli mai visti, i dati di bilancio e i margini realizzati molto interessanti rappresentano solo una parte degli aspetti di un’economia che sembra crescere a dispetto delle crisi di varia natura. Le ragioni le abbiamo già descritte, barca come strumento di distanziamento sociale, maggior desiderio di immergersi nella natura incontaminata e, forse, anche una minore propensione al risparmio. Nel 2022 era difficile acquistare qualunque tipo di barca, gommone o nave da diporto. Senza parlare del mercato dell’usato, con quotazioni mai viste prima. Tempi di attesa insopportabili per un armatore desideroso della barca dei suoi sogni. A distanza di 12 mesi le cose non sembrano più essere le stesse. Marine Max, uno dei maggiori operatori del mercato statunitense, è passato da uno stock di zero a 4.000 barche nei cantieri.

L’INDUSTRIA NAUTICA STA REGISTRANDO UN GRANDE SUCCESSO DI VENDITE PER LE IMBARCAZIONI SOPRA I DICIOTTO METRI DI LUNGHEZZA E PER LE NAVI DA DIPORTO, MA UN FORTE RALLENTAMENTO PER I NATANTI E LE PICCOLE IMBARCAZIONI.

Si tratta di mezzi di dimensioni medio piccole, ma è una spia che ci dice che il vento forse sta cambiando. Quello che accade negli Usa nel medio periodo si riverbera anche sui mercati europei. Da un veloce scambio di informazioni con i maggiori produttori italiani emerge che le barche da 18/20 metri di lunghezza in su non sono ancora interessate da questo rallentamento, lo stesso vale per i gommoni sopra i dieci metri. Mentre per i natanti di cinque, sei e sette metri di lunghezza ci troviamo di fronte a una vera e propria frenata. La questione sembra non impensierire la maggior parte dei cantieri italiani, che sono ben felici di vendere le barche top delle loro gamme. Tuttavia, la preoccupazione dovrebbe riguardare tutti, perché senza gli utenti che iniziano la loro vita di diportisti con piccoli mezzi, non ci sarà futuro per nessuno. 

mercato nautico

Far crescere una nuova classe di diportisti è un dovere a cui nessuno può sottrarsi. Ma quali sono gli ostacoli che frenano i nuovi utenti? Certamente il costo iniziale del mezzo, anche se sul mercato ci sono offerte di package completi di barca, motore e carrello acquistabili a piccole rate mensili. La carenza di infrastrutture diffuse lungo le coste. I costi di gestione non sempre adeguati. Infine, ma non ultimo, l’aspetto culturale, che per una materia complessa come la nautica da diporto non sempre è alla portata di tutti. Sull’aspetto dei costi, il mercato, con le sue regole, non consente margini di manovra. Mentre sul resto si potrebbe fare tantissimo. 

mercato nautico

CI SAREBBE BISOGNO DI UN VERO PIANO DI SVILUPPO DEL TURISMO NAUTICO CHE POTREBBE ESSERE LA VERA CHIAVE CAPACE DI FARCI GUARDARE AL FUTURO CON MAGGIOR SERENITÀ.

Per esempio, dare corso a quei progetti infrastrutturali fermi da anni, come il porto turistico di Otranto, approvato nel 1997 e mai realizzato. Ce ne sono anche molti altri che potrebbero migliorare l’offerta di servizi ai diportisti, ma sono dispersi nelle maglie di una burocrazia soffocante. Nello stesso ambito c’è il potenziamento delle infrastrutture di porti e approdi turistici, c’è la necessità di ingrandire l’ampiezza e la profondità dei fondali. 

L’Italia influisce in termini mondiali per l’1,7% nella ripartizione delle marine e per l’8% dei posti barca e ormeggi. Dispone di un porto o di un approdo turistico ogni 14,2 chilometri, mentre la Francia di uno ogni otto e la Spagna di uno ogni 6,4. I posti barca in Italia sono 2,37 per ogni mille abitanti, in Spagna sono 2,8, in Francia 3,9 e in Croazia sono 4,5. Un gap che deve essere colmato al più presto. Si fanno tanti convegni, discorsi e interventi a tutti i livelli politici. Ma siamo molto lontani dal comprendere la valenza del turismo nautico come elemento chiave di uno sviluppo economico generale. Servizi e cultura sono un binomio imprescindibile che andrebbe sostenuto con politiche lungimiranti. Le idee e i progetti non mancano. C’è solo un grande deficit di volontà politica che, con vero pragmatismo, possa affrontare le questioni e risolverle.

(Pensiamo al futuro, l’editoriale di Franco Michienzi – Barchemagazine.com – Marzo 2023)