Il libro I’m not a Gelato ha ispirato la costruzione di un dialogo tra il gelatiere Paolo Brunelli, il fotografo Lido Vannucchi, l’architetto e designer Franco Driusso e Laura Carboni di Infinito Design
by Francesca Portoghese – photo by Lido Vannucchi
Si sa, la voglia di gelato arriva sempre senza chiedere permesso. Profondamente democratico, è il cibo consolatorio per eccellenza che appaga anima e palato, regala un’emozione e non fa distinzioni anagrafiche, ma è spesso anche la tela bianca per arditi giochi d’autore, il foglio sul quale scrivere nuove pagine della gastronomia, con innovazioni e ricerche che lambiscono i confini spazio-temporali di una ricetta che si presta ad eclettiche interpretazioni.
IL LIBRO È STATO PRESENTATO CON UNA PERFORMANCE ARTISTICA. CONSEGNATO AI PRESENTI IN UNA BUSTA SOTTOVUOTO, ERA COMPLETAMENTE CONGELATO.

Paolo Brunelli ha scritto due libri, che sono due vere pietre miliari: Avanguardia Gelato, in collaborazione con i maestri gelatieri Alberto Marchetti, Gianfrancesco Cutelli e Andrea Soban, e Gelateria per tutte le stagioni, il suo primo volume in assolo.
«Vivo un’età di passaggio, non credo più agli scontri generazionali, mi impegno a fare cose buone. Un gelato che rilancia ricordi, un cioccolato di soddisfazione. Il mio lavoro sta cambiando e non ci sono paternità da rivendicare. C’è una storia, c’è sperimentazione, c’è voglia di esplorazione, c’è un passato che è fatto di tante esperienze, di tanti aiuti, di tanti riconoscimenti, di tanti supporti. E c’è un futuro, che è già ora». Paolo Brunelli
Quella del gelato è una storia che risale alla notte dei tempi. È vero, infatti, che l’antenato di tutti i gelati del mondo, come raccontano le Sacre Scritture, altro non è che la mistura di latte di capra e ghiaccio che Abramo, camminando nel caldo del deserto, offrì a suo figlio Isacco. Sarà poi Bernardo Buontalenti, genio rinascimentale presso il Granducato fiorentino, a voler offrire ai commensali, durante le nozze tra Maria de’ Medici ed Enrico IV di Francia, un composto di sostanze dolci e cremose con ghiaccio.
Alla fine del ’600, il siciliano Francesco Procopio arrivò a Parigi, aprì il suo café e fece fortuna vendendo ai parigini, che ne andavano ghiotti, una crema di gelato sistemata tra due cialde. Giovanni Bosio, che sbarcò a New York un quarto d’ora prima dell’Indipendence Day, produsse lì il suo gelato. E sempre a New York, il 13 dicembre del 1903, Italo Marchioni depositò il brevetto del cono, costretto ad inventare l’inconfondibile cialda dopo che non si vedeva mai restituiti i bellissimi bicchieri di vetro soffiato in cui serviva il gelato. Non solo, dunque, una coccola da concedersi senza troppi sensi di colpa, un fulmineo ritorno all’infanzia attraverso sapori e profumi, ma il gelato è anche simbolo di scambi che riecheggiano nei secoli, attraverso l’idea del cibo che da sempre è il filo conduttore sul quale si sono andati costruendo cambiamenti e commistioni socioculturali, stimolo oggi per contemplare il bello in tutte le sue forme. Ed è ciò che accade nel libro I’m not a gelato, oltre 180 pagine che raccontano della vita e del lavoro di uno dei più famosi gelatieri del nostro tempo, Paolo Brunelli.
«IL DESIGN INDUSTRIALE CERCA DI RENDERE L’ARTE RIPRODUCIBILE E QUINDI ACCESSIBILE A TUTTI NEL MODO PIÙ SEMPLICE POSSIBILE». FRANCO DRIUSSO
Nel 2017 Paolo Brunelli ha ottenuto i Tre Coni dal Gambero Rosso con la menzione speciale per il migliore gelato al cioccolato d’Italia. Nel 2018 e nel 2019 i Tre coni sono stati confermati.
Dimenticate una biografia condita con innumerevoli ricette di gelato perché questo libro è più un viatico che racconta la filosofia di un grande artista che, in tutta la sua vita, non si è mai limitato a produrre gelato, ma ha voluto osare, inventare ed esplorare. Il libro ispira un concerto a quattro strumenti in cui le note rimbalzano dall’estro del fotografo Lido Vannucchi, al genio creativo dell’architetto e designer Franco Driusso, al gusto del bello di Laura Carboni, Ceo del Luxury Brand Infinito Design, perché stavolta, inglobare la storia di un gelatiere e del suo gelato in un libro non è stato un mero esperimento di letteratura gastronomica, bensì l’intento di creare un percorso da tracciare sulla via dell’arte, della bellezza e del design, tutto declinato nella sapienza del mestiere di chi si racconta.

«LA BELLEZZA, DI BELLEZZA MI NUTRO, E NE SONO OBESO, LA CERCO, LA RICERCO IN TUTTE QUELLE TRACCE CHE ME LA FANNO INTUIRE, POI È CHIARO CHE IL MIO OCCHIO È SUCCUBE DEL MIO PENSIERO, ANALIZZO, CONFRONTO, AGISCO E SE SEI ALLENATO IL TUTTO FRUISCE IN UN ATTIMO IN UN CLICK». LIDO VANNUCCHI
A partire dal titolo del libro, volutamente evocativo di una delle opere più celebri del pittore belga René Magritte, Ceci n’est pas une pipe, si intuisce come l’arte si possa esprimere in forme sempre diverse, lontane tra loro ma in qualche modo prossime negli intenti, strettamente attinenti al pensiero che ognuno ha sulla realtà e non alla realtà tout court. La storia del gelatiere più bravo del mondo, Paolo Brunelli, si snoda attraverso innovative rappresentazioni dei suoi piatti che tendono alla provocazione e che sono il risultato di una folgorazione da parte del fotografo Vannucchi che ricerca la bellezza nelle tracce che gliene consentono una subitanea intuizione.
In tutto questo, ben si inserisce l’amore per la musica, per la pittura e per il teatro di Paolo Brunelli, che non perde l’occasione per sottolineare che la contaminazione artistica, resa perfettamente in queste pagine dagli scatti di Lido Vannucchi, fa parte della sua vita e, inevitabilmente, anche del suo lavoro. Perché l’arte è bellezza e, come dice Franco Driusso, la bellezza è alla base del benessere perché appaga l’animo attraverso i sensi. Le quattro voci che dialogano provengono da quattro campi d’azione diversi, ugualmente influenzati dai cambiamenti e dagli stravolgimenti che il mondo del design ha apportato negli ultimi anni, soprattutto con le nuove tecnologie e l’uso di materiali nuovi. Macchine altamente performanti e metodi di conservazione innovativi hanno sicuramente contribuito ad amplificare e fissare al meglio la qualità e il gusto del gelato.
Così come “la continua ricerca tecnologica, mirata alla produzione di prodotti sempre più sostenibili, caratterizza il processo creativo di ogni nuovo progetto” dice Franco Driusso, “e consente di evolvere spesso settori legati a tradizionali materiali o tecniche produttive, riservando emozionanti risultati e performanti nuove caratteristiche, sempre più sostenibili”.
La continua ricerca tecnologica, mirata alla produzione di prodotti sempre più sostenibili, caratterizza il processo creativo di ogni nuovo progetto.
Gli fa eco il pensiero di Laura Carboni, il cui lavoro attiene fortemente al design in tutte le sue sfaccettature e che lei definisce “l’insieme di regole e di equilibri che riescono a trasformare oggetti di uso comune, come un piatto, in qualcosa che è molto di più”, avvicinandosi anche a ciò che afferma Vannucchi quando dice che “il design dovrebbe creare nuove prospettive di utilizzo e indagare nuove forme di bellezza, aprire dei varchi nel pensiero”. Sono molti gli spunti che il libro dedicato a Paolo Brunelli regala, suscitando poliedriche riflessioni che fluiscono in tutti i campi dell’arte e della vita e che diventano contenitori culturali dell’ampia visione di un equilibrio che si va delineando sull’impronta della bellezza e dell’arte.
(Paolo Brunelli, I’m not a Gelato – Barchemagazine.com – Gennaio 2022)