Officina Italiana Design, in Usa per nuovi stimoli

Mauro Micheli e Sergio Beretta, fondatori di Officina Italiana Design, si sono trasferiti negli USA per sei mesi per una pausa dalla quotidianità, per ricercare nuovi stimoli e nuove idee. 

Officina Italiana Design da oltre 25 anni porta avanti lo stile della tradizione Riva, un vero ambasciatore del Made in Italy nel mondo dell’eleganza e del design. Ecco allora alcune domande a Mauro Micheli e Sergio Beretta per capire cosa significa trovarsi a lavorare lontani dal mood italiano.

Officina Italiana Design

Mauro Micheli e Sergio Beretta

Perché vi siete trasferiti a Miami?
Sergio Beretta: Per noi significa in primis vedere cose nuove e aprire la mente, perché c’è un clima internazionale, con clienti importanti americani e non. È anche una maniera per stare vicino a un mercato diverso da quello europeo. Gli americani sono molto più pratici, per loro la barca non è un oggetto di show off, la usano per divertirsi e come mezzo di trasporto. Negli Hamptons, dove c’è molta ricchezza, un Riva trova la sua perfetta collocazione. E poi ammettiamolo: il trasferimento è anche un modo per rigenerarsi con la piacevolezza del clima. Il sole e il mare ci danno molta carica ed energia.

L’Italia è la patria del design che molti invidiano, perché a un certo punto si sente la necessità di andare in USA a trovare nuovi stimoli?
Mauro Micheli: In Italia siamo circondati dalla bellezza, persino il più piccolo paesino ha una chiesa dove trovare opere d’arte magnifiche: un quadro del Correggio o di Piero della Francesca. Tutte queste cose meravigliose, sembra assurdo, ma in un certo senso “appesantiscono il cervello”… A Miami tutto questo non c’è, c’è sole e c’è il mare. Si è più disposti a liberare la mente, anche dalla bellezza, per ricrearla ex-novo.

Anche a Miami e in altre città statunitensi però vi sono musei e mostre di cui voi siete assidui frequentatori….
Mauro Micheli: Vero. A Miami c’è tanta arte contemporanea… e questo è super-stimolante per noi. Nel nostro approccio creativo, l’arte (classica e contemporanea) ha sempre un ruolo primario, da essa riceviamo impulsi importanti in fatto di equilibri. Nei nostri periodi di permanenza negli USA visitiamo sempre mostre e collezioni; in questo periodo stiamo seguendo per esempio Tony Lewis, Shahryar Nashat, Nairy Baghramian e Alicia Kwade.

In quanti siete del team e perché?
Mauro Micheli: Siamo convinti che passare un periodo a Miami faccia bene a tutti e quindi apriamo la possibilità a tutti i designer dello studio. Non è un obbligo, deve essere un piacere foriero di esperienze. Quest’anno oltre a noi due si sono uniti Laura Avogadri, che ci segue dall’inizio dell’avventura americana (siamo al sesto anno) e con la quale c’è un’ottima intesa, e Andrea Catucci. Andrea si è unito al nostro team l’anno scorso. Una figura di riferimento importante che mi affianca con un confronto quotidiano; è molto competente a livello progettuale. È approdato nella nautica nel 2003, lavorando per importanti cantieri italiani; in studio mi dà un supporto completo.

Per quanto riguarda Riva, le ultime realizzazioni disegnate da Officina Italiana Design hanno già avuto questi impulsi positivi “americani”?
Sergio Beretta: Certo, il nuovo Riva 130 è nato proprio qui, come i primi schizzi e le prime idee. È uno yacht realizzato nel solco della tradizione Riva, e anche se è un 40 metri, gli stilemi sono gli stessi; è in linea con una serie di yacht di cui fanno parte 90’ Argo, 100’ Corsaro e 110’ Dolcevita.

A livello di design, cosa vi stimola di più in questa città della Florida?
Mauro Micheli: L’arte sicuramente, il design in generale, ma anche le auto. Noi che disegniamo barche guardiamo molto al car design. Qui in America ci sono automobili tutto sommato molto anonime, con tratti e segni che un designer europeo non userebbe mai. Ma anche questo è uno stimolo e da linee discutibili possono nascere nuove idee.

Officina Italiana Design

Riva 50 Metri Race

Un’altra curiosità, il 50 Metri Race è una creatura più italiana o più americana?
Mauro Micheli: Riva 50 metri è super-concepita in Italia. È una barca che avevo nelle corde io e l’ho sottoposta al Comitato di progetto Ferretti. Volevo fare qualcosa di diverso, semplificare le forme al massimo per differenziarla dal trend odierno. Non è una barca facile: è nata per staccarsi dal coro, da quello che fanno gli altri cantieri, è una vera e propria navetta. Bello sapere che la seconda unità è già stata venduta…

Un’ultima domanda, forse scontata: che novità ci aspettano per il prossimo futuro?
Mauro Micheli: È stato appena annunciato uno yacht di quasi 90 piedi, Folgore, che va a sostituire il Domino, una barca uscita nel 2009 in piena crisi finanziaria globale eppur di grande successo; Folgore parte da lì e possiede una moltitudine di valori aggiunti. La vedrete presto… Arriveranno anche altri nuovi progetti, di cui ancora non possiamo parlare. Però possiamo dirvi cosa ci ha richiesto di recente l’avv. Alberto Galassi: “Provate a fare una barca curiosa”. Ovviamente è da intendere nella sua accezione positiva, ossia una barca fuori dagli schemi Riva… Beh ci stiamo provando … In fondo è un nuovo stimolo, una cosa divertente. Quando l’avremo pronta, ve la faremo vedere. Chissà, magari sarà prodotta e potremo dire che sarà nata proprio qui a Miami!

(Officina Italiana Design, in Usa per nuovi stimoli – Barchemagazine.com – Febbraio 2020)