Il rovescio della medaglia, l’editoriale di Franco Michienzi

Sostenibilità, transizione ecologica, economia circolare, green sono termini usati e abusati. La collettività richiede alla politica, alle imprese e al mondo economico una sempre maggiore attenzione all’ambiente. Cerchiamo le soluzioni migliori

by Francesco Michienzi

“Lo fai per te, lo fai per l’ambiente, lo fai per il pianeta”. È uno slogan ricorrente in molte pubblicità. Pensare che basti conservare il supporto di plastica, cambiando solo la lametta per depilarsi, sia un gesto nobile e non un semplice espediente di marketing per vendere più rasoi, è solo pura illusione. L’ambiente è davvero in pericolo, ma non per colpa dei rasoi usa e getta. Pensate alle immense discariche di rifiuti galleggianti che si sono accumulate nel tempo nei mari e negli oceani di tutto il mondo. 

Rifiuti di vario genere, ma specialmente frammenti microscopici di plastica che si trovano sia sulla superficie, sia nel fondo del mare. Il dibattito su quali possano essere le soluzioni migliori è molto articolato. I progetti che prevedono di ripulire i mari dalla plastica, rastrellando i rifiuti marini, finiscono per raccogliere e annientare anche gli organismi animali che in quegli ecosistemi hanno messo radici: è come se passassimo su un prato coperto di fiori e ricco di insetti con un bulldozer. Dovremmo rinunciare a ripulire i mari dalla plastica? Una soluzione non c’è, se non a monte: bisogna evitare di inquinare i mari con la plastica da principio, perché, una volta liberata, essa scatena un’invasione biologica dalla quale non è possibile tornare indietro. Senza contare che l’ignoranza umana produce effetti devastanti sulle conseguenze del nostro agire sull’ambiente, pari soltanto alla montagna di plastica che continua a soffocare i mari. Facciamo delle battaglie sui massimi sistemi e non ci scandalizziamo se, ancora oggi, in alcune zone del nostro Paese, non si fa la raccolta differenziata e finisce tutto in discarica.

SI PREVEDE
CHE LA PRODUZIONE
DI PLASTICA RADDOPPI
NEI PROSSIMI 20 ANNI.
I TASSI DI RICICLAGGIO DELLA PLASTICA,
NEL FRATTEMPO, SI AGGIRANO INTORNO AL 30% IN EUROPA, APPENA IL 9% NEGLI STATI UNITI, E ZERO O QUASI IN GRAN PARTE DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO.

Con un minimo di educazione e di comportamenti responsabili si può fare molto per l’ambiente. Lo sa bene chi naviga per diporto, che è il primo a desiderare un mare incontaminato ed è molto sensibile al tema del suo rispetto. Siamo in un contesto che ci vuole tutti ecocompatibili e basta la parola stessa per avere la coscienza pulita. Un tema che coinvolge anche l’industria nautica e i suoi processi costruttivi. Esattamente quale strada prendere non è ancora molto chiaro. Non esistono studi accurati e si procede con le intuizioni dei singoli. I più attenti utilizzano i finanziamenti che incentivano la ricerca che le varie istituzioni hanno messo a disposizione nella speranza che questa possa portare a soluzioni veramente efficaci. 

Per quanto riguarda i sistemi di propulsione, si stanno affermando quelli ibridi come soluzioni intermedie in attesa che la ricerca sulle celle combustibili, l’uso, la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione dell’idrogeno si possa affermare come una tecnologia adatta alla propulsione delle barche da diporto.

Oggi l’impatto che la nautica ha sul totale delle emissioni è di circa lo 0,027 per cento. Anche se si tratta di una percentuale praticamente irrilevante, è stata sufficiente ad innescare un processo di trasformazione che non sempre raggiunge gli obiettivi che i vari legislatori si sono prefissi. Non mi stancherò mai di ripetere quanto la norma sui catalizzatori SCR sia praticamente irrilevante ai fini della salvaguardia ambientale per quanto riguarda il diporto nautico. 

È STATO FATTO MOLTO, MA SIAMO SOLO ALL’INIZIO DI UNA RIVOLUZIONE SOSTENIBILE, SERVE
UN CAMBIO DI MENTALITÀ PER FAR COMPRENDERE MEGLIO LE BUONE PRATICHE
DA ADOTTARE.

Il processo per riconoscere se la sostenibilità sia vera o solo evocata, è impegnativo come una scalata in alta quota. Immaginando di preparare lo zaino, quali sono le cose indispensabili che vanno portate? La prima è il buonsenso, poi suggerirei tanta energia, perché bisogna evitare la strada più semplice, declinare ad ogni piè sospinto l’aiuto di qualcuno che lo fa al tuo posto e scegliere il ripido sentiero della verifica pensando con la propria testa. Poi aggiungerei un terzo elemento sempre più prezioso, il nostro tempo. Si va in montagna pur sapendo che è faticoso ed impervio. La conquista di una meta che non ha nessun valore economico, ha un qualcosa di magico, il sapore di una scoperta che accade quando sei in cima: la puoi sentire, raccontare ma non trasmettere. La sostenibilità vera non passa mai attraverso dei concetti assoluti: sì o no, bianco o nero. Di una sola cosa possiamo essere certi: tutto ha un prezzo ambientale oltre che un prezzo economico. Qualunque azienda ci racconti che cambiando la nostra scelta a suo favore impattiamo meno, potrebbe anche avere ragione, ma dobbiamo capire perché o come, e valutare con buonsenso se l’alternativa sia meglio o peggio. La sostenibilità vera o presunta è la nuova frontiera del marketing, perché è chiaro che il problema c’è e che tutti noi vogliamo fare qualcosa subito ed immediatamente per dare una mano. Ma se vogliamo dare davvero una mano a noi stessi e all’ambiente è indispensabile pensare con la nostra testa, cercando sempre il rovescio della medaglia.

(Il rovescio della medaglia – Barchemagazine.com – Novembre 2022)