Hot Lab, architettura che ti avvolge

Abbiamo incontrato Antonio Romano ed Enrico Lumini, i due partner dello studio milanese che sempre più propone un approccio architettonico allo yacht design. Nel loro portafoglio ci sono collaborazioni con importanti cantieri di grande prestigio internazionale

by Luca Sordelli – photo by Andrea Muscatello

Il 2019 è stato un anno importante per Hot Lab. I partner dello studio sono diventati due e questa è stata l’occasione per riorganizzare tutto il team. Incontro Antonio Romano ed Enrico Lumini nella loro sede milanese. Il primo è responsabile dell’area Marketing e Strategy, il secondo è Chief Designer.

Due ruoli ben distinti, ma nel raccontare del loro Studio sono una voce sola. «Da un lato – mi spiega Lumini – il ridimensionamento dei soci è stata l’occasione per creare un assetto un po’ più aziendalista, più efficiente. Sono ormai lontani i tempi, per l’esattezza quindici anni, in cui tre ragazzi si affacciavano timidi al mondo della nautica. Ora lavoriamo in un team di dieci persone, i clienti crescono di numero, gli yacht che realizziamo crescono di dimensioni. Era necessario organizzare in maniera diversa il nostro lavoro. Questo è coinciso con una nuova visione per Hot Lab. Non è cambiata solo la macchina organizzativa».

Infatti, anche se alla base di tutto rimane il rapporto diretto con gli armatori, Hot Lab cerca ora un approccio più architettonico nella progettazione degli yacht con lunghezze sempre maggiori.

Chiedo ad Enrico di spiegarmi meglio cosa intende per approccio architettonico. «Vuol dire che nella presentazione dei nostri concept, sia per quanto riguarda gli interni che gli esterni, sempre di più lavoriamo per sottrazione. Verso la semplificazione. Lo si vede negli ultimi nostri progetti, come il 65 metri Explorer per RMK, oppure anche sul nuovo 70 metri. Ma anche su una nuova proposta per un armatore privato che abbiamo chiamato Cocoon e che sarà svelata in estate». Un nome decisamente significativo che descrive proprio il concetto del lavoro per sottrazione. Partendo da un solo monolite, da un “grande sasso”, si inizia a togliere ed il risultato finale è meravigliosamente pulito.

Sarp MY Nacre

«Questo nuovo approccio – aggiunge Antonio Romano – si sta rivelando vincente. A cantieri ed armatori piace. Turquoise e Van der Valk, per esempio, ci hanno dato fiducia per altri due progetti custom, uno già in costruzione ed un altro speriamo in partenza quest’anno. A marzo presenteremo un progetto per un grande cantiere nordeuropeo, con linee tutte Hot Lab. Inoltre questo nuovo approccio ci sta aprendo anche nuovi mercati».

La trasformazione in studio di architettura ha portato Hot Lab ad allargare i propri orizzonti e a realizzare, ad esempio, un boutique hotel e una linea di mobili da esterni, oltre ad altre interessanti iniziative che stanno prendendo forma. Si passa dal mare alla terra, mantenendo però la stessa filosofia. Antonio Romano aggiunge: «La filosofia rimane invariata, l’approccio è sempre meno ‘disegnato’. Le barche, e sempre da qui partiamo perché loro rimangono il centro del nostro mondo, sono oggetti complessi, luoghi in cui bisogna vivere. Sono molto diversi dalle automobili, anche se molto spesso si tende ad avvicinare troppo i due mondi. Bisogna trovare i giusti bilanciamenti, le giuste proporzioni».

Enrico Lumini dice: «Le linee esterne di un grande yacht devono essere un involucro perfetto, rassicurante e pulito. Meno dettagli ci sono, meglio è. Più le linee sono semplici, più il lavoro progettuale è delicato. Se metti tanti dettagli puoi poi provare a camuffare gli errori, le sproporzioni. Nella forma pura non si può imbrogliare. Rifuggiamo dallo show off, dall’effetto wow».

Anche se non è sempre facile fare nomi, provo a chiedere loro se ci sono progettisti nautici a cui si sono ispirati per questa loro visione. «Sicuramente a tutta la scuola di Jon Bannenberg, quindi anche a nomi come Andrew Winch, Terence Disdale», mi dice subito Romano. «Un altro nome che a me piace molto – aggiunge Lumini – è Lobanov. Ha portato avanti in maniera limpida una sola idea: non bisogna approcciare uno yacht di 80 metri come un’addizione di più elementi, ma come un solo elemento iniziale da cui bisogna scavare». Non è certo il primo a dire che già un blocco di marmo contiene dentro di sé una scultura, Michelangelo lo raccontava 500 anni fa, ma al team di Hot Lab l’applicazione di questo concetto ad un gigayacht piace molto.

Parlando invece delle richieste fatte dagli armatori dei grandi yacht, le parole chiave sono spazio e luce, quindi altezze, volumi e vetro. Una tendenza ormai consolidata da un po’ di stagioni, ma Romano aggiunge: «Sì, ma anche qui molto sta cambiando. Altre parole d’ordine sono silenzio e comfort. Ci stiamo sempre più relazionando con clienti che non sono più alla prima barca, ma magari alla seconda o alla terza. Sono armatori evoluti, con le idee chiare e che sanno quello che vogliono.

Sherpa XL

Anche il rapporto tra aree esterne ed interne sta cambiando. Si tende a spostare verso l’esterno aree che una volta erano rigorosamente relegate all’interno, protette da ante scorrevoli o tendalini. Per esempio, la zona dining, che prima era all’interno di un main saloon da 80 metri quadrati, può essere collocata all’esterno, ovviamente riparata». 

Anche Enrico Lumini insiste su questo argomento: «Prima, sulle barche da 50 metri in su si tendeva spesso a replicare gli spazi, senza pensare agli usi realiA cosa servono tre saloni, tre zone pranzo su tre livelli? Meglio creare delle aree ‘ibride’. E questo viene abbinato anche ad una maggior convivialità, ad una formalità più contenuta». Questo è un concetto che compare spesso. Tutti parlano sempre più di un approccio ‘conviviale’ alla progettazione, ma cosa significa veramente dal vostro punto di vista? «Significa, per esempio, non avere due file di divani lunghi sette metri uno di fronte all’altro, con cinque metri in mezzo. Va bene per fare le foto di architettura, ma non per viverci bene. Significa anche non avere per forza divani ‘da un milione di dollari’. In barca ci si va anche con i bambini, e in costume».

Continua Lumini «Un armatore ci ha recentemente chiesto di inventarci una zona living dove tutti i membri della famiglia, grandi e piccoli, ognuno con il proprio device, potessero stare tutti insieme, ma ciascuno con il proprio ‘corner’. Ecco, questo è un esempio molto calzante di come le destinazioni d’uso stiano variando, e di cosa significa ora convivialità».

Concept 70m

Da questa descrizione emerge un’immagine di armatore “molto più persona”, più vero. Meno legato a mode o esibizioni«Sì, si può dire anche così. Di certo – mi dice Antonio Romano – la nautica sta cambiando, ed è mutata radicalmente negli ultimi dieci anni, a partire da un punto di vista dimensionale, tutto sta diventando più grande. Anche noi di Hot Lab stiamo ancora imparando. Non si smette mai di farlo». Chiedo loro cosa dobbiamo aspettarci dagli yacht degli anni a venire. «L’innovazione continuerà, ma come sempre accade nel mondo della nautica, il mutamento sarà graduale. Per piccoli passi. Dovendo sintetizzare, le strade che si percorreranno saranno fondamentalmente due: un nuovo uso del vetro e poi una vera svolta green».

Secondo Antonio cambierà il modo di utilizzare il vetro. Diventerà sempre più un elemento semi-strutturale che andrà a sostituire acciaio e alluminio. Questo grazie ad un vetro tecnologico, moderno, oscurante, con abbattimento termico e recupero d’energia.

«La cosa interessante – interviene anche Lumini – è che, all’opposto, per quanto riguarda gli interni si è anche un po’ abusato dell’uso del vetro. Penso soprattutto nella fascia dei 24/27 metri, quella al limite della certificazione CE. È vero che sono una grande risorsa, abbattono i limiti visivi, ma si è arrivati ad eliminare completamente la scansione orizzontale all’interno dei ponti. Il vetro deve poter garantire trasparenza visiva verso l’esterno, ma bisogna stare attenti. All’interno noi architetti e designer dobbiamo riuscire ad utilizzarlo e modellarlo come una materia plastica. Mostrarlo, materializzarlo strumentalmente ai nostri obiettivi». Si è quindi arrivati a dover nascondere il vetro? Sembra un ossimoro. «Bisogna usarlo nel modo giusto. In alcuni casi si è arrivati al punto che non c’è un corretto rapporto tra il pieno e il vuoto. Si toglie tutto».

«Su alcune barche, – aggiunge su questo argomento Romano – in particolare in quella fascia fino ai 27/30 metri, si sono poi create delle grandi finestrature che dall’interno offrono una vista spettacolare, ma dall’esterno risultano spesso un susseguirsi disarmonico che rovinano la pulizia di una bella murata bianca».

Riferendoci invece all’approccio green, Romano aggiunge: «Dopo un primo grande momento di fermento in questa direzione, le omologazioni green si sono un po’ fermate. Ma è un percorso inesorabile da seguire. Saranno i nuovi armatori, le nuove generazioni di proprietari a chiederlo. Uomini e donne cresciuti con una maggiore attenzione all’ambiente».

In conclusione Lumini afferma: «Ci sarà un’immediata trasformazione non solo funzionale e tecnologica, ma anche in termini di design. Basta pensare a come un propulsione ibrida o elettrica cambierà gli impianti e gli spazi necessari per ospitarli. Scompariranno, ad esempio, i giganteschi condotti per la ventilazione e l’aerazione delle sale macchine. Si pensa che siano invisibili, ma condizionano in maniera massiccia le scelte estetiche che bisogna fare a bordo. E le sale macchine potranno non essere più solo rigorosamente a poppa».

Hot Lab

Hot Lab

Lo studio Hot Lab nasce a Milano nel 2004 per mano di tre giovani soci. Attualmente i partner sono due, Antonio Romano ed Enrico Lumini, rispettivamente Marketing e Design Manager. Da sempre in diretto contatto con i suoi armatori e capace di seguirli all’interno dell’intero processo di design e costruzione dei loro progetti, Hot Lab si sta sempre più specializzando verso yacht di grande taglia. 

Tra i cantieri con cui ha collaborato ci sono: Arcadia, Baglietto, Bilgin, Columbus, Fincantieri, Heesen, Hylas, Icon Yachts, Mondomarine, Moonen, Nobiskrug, Oceanco, Otam, Perini Navi, RMK, Sarp, Turquoise, Van der Valk e VSY.

(Hot Lab, architettura che ti avvolge – Barchemagazine.com – Febbraio 2020)