Harbours – Porti turistici, dove?

Scegliere il sito su cui costruire un nuovo porto è tema di un impegno e una attenzione di gran lunga superiori a quelli richiesti per decidere dove realizzare qualsiasi altra infrastruttura

by Paolo Viola*

Una sana regola per pianificare lo sviluppo della portualità turistica sulle nostre coste – ma non solo – è quella che vent’anni fa si è data la Regione Liguria con il suo PTCC o “Piano Territoriale di Coordinamento della Costa” che, sostanzialmente, diceva niente porti nuovi, solo adeguamenti, rigenerazioni, ampliamenti dei porti esistenti… un ottimo programma che tuttavia è stato largamente disatteso visto che da allora sono nate nuove realtà, ma non si sono visti né ampliamenti né altri significativi interventi sui porti esistenti. Il caso della Liguria è tuttavia molto particolare a causa della ingente quantità di porticcioli e di approdi esistenti, come si vede nel riquadro allegato allo stesso PTCC (vedi figura 1.)

Figura 1 – Quadro degli interventi sul sistema dei porti turistici della Liguria.

Dal grafico si evince che la massima distanza da un porto all’altro è quella delle 24,8 miglia del tratto di costa antistante le Cinque Terre, da Sestri Levante a Porto Venere, seguita dalle 11,4 miglia senza approdi turistici fra Savona e Finale. Tutte le altre distanze sono inferiori alle 10 miglia con una media intorno alle 5.

Una situazione simile a quella ligure è rappresentata dalla regione Friuli-Venezia-Giulia ma, se ci spostiamo al Centro e al Sud Italia la densità dei porti e degli approdi turistici diventa vistosamente minore (la distanza media fra i porti turistici della Calabria è di 26,5 miglia, in Molise e Basilicata fra 18 e 201), sicché, se si volesse sviluppare il turismo nautico in quelle regioni, dovremmo immaginare una pianificazione costiera molto più ricca e dinamica.

Porto di Arenzano nel 1972.

Porto di Garavan a Mentone nel 1972.

Porto di Varazze nel 1972.

Porto di Beaulieu nel 1972.

Nota
 1 Dallo studio di Gian Marco Ugolini “Infrastrutture portuali e turismo nautico” pubblicato da GEOTEMA, organo ufficiale della Associazione dei Geografi Italiani, AGeI.

Il problema ovviamente è il mercato, assai più vivace al nord che al sud del Paese, se non altro per il bisogno di mare particolarmente sentito dai numerosi abitanti della Val Padana e dei Paesi a ridosso delle Alpi rispetto a quelli delle regioni meridionali che hanno sempre una spiaggia a portata di mano. Possiamo supporre dunque che nel nostro mezzogiorno l’auspicabile sviluppo della nautica debba traguardare più gli armatori che risiedono lontano – e che generalmente hanno imbarcazioni di grandi dimensioni – piuttosto che al tradizionale turismo di prossimità. 

Progettare nuovi porti in luoghi in cui l’uomo ancora non è intervenuto è visto giustamente con sospetto da chiunque abbia a cuore la difesa dello stato naturale della costa che, a prescindere dalla sua intrinseca bellezza, è pur sempre luogo di grande delicatezza ambientale e paesistica. A sostegno di questa speciale attenzione per l’ambiente Marguerite Yourcenar, nel suo famoso “Memorie di Adriano”, fa dire al vecchio imperatore che “…costruire un porto è come fecondare una baia…”, come a dire che il porto deve inserirsi nel paesaggio e nelle trame del territorio con grande naturalezza e con particolare grazia. 

MARGUERITE YOURCENAR, NEL SUO “MEMORIE DI ADRIANO”, FA DIRE AL VECCHIO IMPERATORE CHE “…COSTRUIRE UN PORTO È COME FECONDARE UNA BAIA…”, COME A DIRE CHE IL PORTO DEVE INSERIRSI NEL PAESAGGIO E NELLE TRAME DEL TERRITORIO CON GRANDE NATURALEZZA E CON PARTICOLARE GRAZIA.

Alla luce di queste premesse, è evidente che scegliere il sito su cui costruire un nuovo porto è tema di un impegno e una attenzione di gran lunga superiori a quelli richiesti per decidere, ad esempio, dove realizzare qualsiasi altra infrastruttura. Fatte queste doverose premesse, non ci si deve scoraggiare perché, come tutti sappiamo, il nostro Paese – da Ventimiglia a Marsala, da Trieste a Otranto – è un pontile lungo più di mille chilometri, nel bel mezzo di uno dei mari più belli e frequentati del mondo, ed è fatale che diventi un hub internazionale per la nautica da diporto. Nuovi porti vanno realizzati, porti attrezzati soprattutto per maxi, super, mega e giga yacht, per navi cioè da 24 metri in su, fino a oltre i 100 metri, che oggi in Italia non trovano accoglienza né rifugio, tantomeno trovano marine attrezzate da usare come basi per visitare il nostro Paese, per far fare le necessarie manutenzioni e riparazioni, per far svernare gli equipaggi.

Ci si deve augurare dunque che la decisione del nuovo Governo di creare un “Comitato interministeriale per le politiche del mare” porti rapidamente a un piano di sviluppo della portualità italiana, non solo di quella commerciale, ma anche, e soprattutto, di quella turistica, tenendo presente che un porto turistico di alta qualità, che significa un marina attrezzato con adeguati servizi alle persone e alle imbarcazioni, porta benefici inimmaginabili al territorio che lo ospita, in termini di posti di lavoro, di indotto economico, di crescita culturale e sociale.

Paolo Viola (Napoli, 1936) è ingegnere-urbanista, specializzato in progettazione portuale, responsabile dell’area “Marina & Waterfront” di WiP Architetti s.r.l.

(Harbours – Porti turistici, dove? – Barchemagazine.com – Aprile 2023)