Harbours – Ormeggi e servizi

Parliamo delle attrezzature e dei servizi che fanno di un generico porto turistico un vero e proprio Marina

by Paolo Viola*

È invalsa l’abitudine di chiamare semplicemente “porto turistico” un bacino protetto che – come recita l’articolo 4, comma 3, punto “e” della legge 84/1994 “Riordino della legislazione in materia portuale” – è destinato alle funzioni “turistiche e da diporto” senza ulteriori specificazioni; mentre si usa chiamare “Marina” (al maschile, si noti bene, e non si sa perché ma si usa la maiuscola!) il porto turistico attrezzato secondo alcuni standard di qualità e dotato di taluni servizi – alle barche e alle persone – che garantiscano livelli minimi di comfort e di sicurezza.

«PARTIAMO DALLA CONSIDERAZIONE
CHE LE ATTREZZATURE PER L’ORMEGGIO
E I SERVIZI SONO CERTAMENTE LA MINIMA PARTE DEL COSTO DI UN PORTO TURISTICO MA, IN REALTÀ, LO CARATTERIZZANO
E LO DISTINGUONO, RENDENDOLO FUNZIONALE E OSEREI DIRE ATTRAENTE
PER I DIPORTISTI».
FRANCESCO PRINZIVALLI

In queste note vogliamo occuparci proprio di quelle attrezzature e quei servizi che fanno di un generico porto turistico un vero e proprio Marina, distinguendo le attrezzature e i servizi destinati alle imbarcazioni da quelli destinati alle persone.

I primi consistono principalmente nei sistemi di ormeggio e di rifornimento (carburanti, acqua potabile, energia elettrica, ecc.), e nei servizi di guardiania, manutenzione, alaggio e varo, rimessaggio, ecc.; i secondi consistono piuttosto in servizi di accoglienza, informazione, connessioni per le comunicazioni, ma anche alloggi, ristorazione, rifornimenti, spazi verdi e giochi per bambini e ragazzi, fino ai parcheggi coperti e scoperti per le automobili e altri mezzi di trasporto privato (camper, roulotte, motociclette, ecc.), ma anche mezzi di trasporto pubblico quando la situazione dei luoghi li richieda. Mentre i secondi sono oggetto di una disciplina abbastanza tradizionale che ha qualche parentela con l’urbanistica e l’architettura, con la gestione alberghiera e con la pubblica amministrazione (si pensi alla viabilità, alla raccolta dei rifiuti, alle attività commerciali), i primi sono servizi e attrezzature particolari e specifici del progetto del porto, in larga misura – specialmente i sistemi di ormeggio – progettati da professionisti specializzati e realizzati da aziende dedicate più o meno esclusivamente a questo genere di prodotto.

Proprio per questa ragione abbiamo chiesto a Francesco Prinzivalli, un ingegnere che da anni si occupa delle tecnologie dei Marina, di illustrarci con la necessaria competenza in che cosa consistano le attrezzature e i servizi che qualificano i Marina rendendoli strutture preziose per la gestione delle imbarcazioni da diporto ed in particolare dei superyacht che hanno esigenze di alto livello.

Dice Prinzivalli: «Partiamo dalla considerazione che le attrezzature per l’ormeggio e i servizi sono certamente la minima parte del costo di un porto turistico ma, in realtà, lo caratterizzano e lo distinguono, rendendolo funzionale e oserei dire attraente per i diportisti. Ma procediamo con ordine e partiamo dai pontili interni del porto turistico. Nei porti dove è presente una ridotta escursione di marea vengono in genere realizzati pontili fissi, mentre dove sono presenti ampie escursioni di livello di marea – come nei fiumi e nel laghi – vengono largamente impiegati i pontili galleggianti. Tuttavia, è sempre più diffuso l’impiego dei pontili galleggianti anche laddove l’escursione di marea è poco significativa. I pontili galleggianti rappresentano, infatti, una valida ed economica alternativa a quelli fissi e, ultimamente, hanno raggiunto un grado di finitura estetica che li rende una piacevole componente di arredo del porto turistico. Sono sempre più numerose le ditte che realizzano e forniscono pontili galleggianti, sempre caratterizzati dai seguenti elementi:

– la struttura portante è realizzata in acciaio zincato o in alluminio; 
– gli elementi galleggianti sono realizzati in calcestruzzo con anima di polistirolo oppure in materiale plastico;
– il piano di calpestio è usualmente realizzato in doghe di legno naturale o sintetico.

Per l’ormeggio delle imbarcazioni al pontile, in Italia sono largamente impiegate le trappe – o pendini – che rappresentano una soluzione economica adatta a fondali non molto elevati e nei porti con limitate escursioni del livello di marea. Sempre diffuso in Italia, ma non in egual misura, il sistema di ormeggio con briccole che, in fondali non profondi, rappresenta una valida alternativa alla trappa. Il sistema di ormeggio con finger è certamente il più innovativo e funzionale in quanto l’imbarcazione viene trattenuta in più punti. L’ormeggio con finger accoppiato ai pontili galleggianti consente al diportista di mettere in tensione le cime di ormeggio della propria imbarcazione indipendentemente dall’escursione di livello dell’acqua, garantendo così in ogni condizione la corretta trasmissione alle cime di ormeggio degli sforzi indotti sull’imbarcazione. Giova ricordare che esistono due schemi di ormeggio con finger, quello all’europea e quello all’americana».

PER L’ORMEGGIO DELLE IMBARCAZIONI AL PONTILE, IN ITALIA SONO LARGAMENTE IMPIEGATE LE TRAPPE – O PENDINI – CHE RAPPRESENTANO UNA SOLUZIONE ECONOMICA ADATTA A FONDALI NON MOLTO ELEVATI
E NEI PORTI CON LIMITATE ESCURSIONI DEL LIVELLO DI MAREA.

Ma quali sono i limiti e come classificherebbe i sistemi di ormeggio in relazione al comfort o al gradimento dei diportisti? Sicuramente come comfort e come gradimento dei diportisti metterei al primo posto il sistema di ormeggio con finger che tuttavia ha dei limiti. Per ragioni strutturali la lunghezza dei finger non può eccedere i dieci metri e, conseguentemente, l’imbarcazione ormeggiata al finger non può eccedere i 12-14 metri di lunghezza. Al secondo posto, sempre dal punto di vista del comfort del diportista, metterei le briccole, valide anche per imbarcazioni di lunghezza superiore ai 12-14 metri, ma realizzabili solo nei porti con fondali limitati. Al terzo posto metterei la trappa o il pendino che, ripeto, è un sistema di ormeggio economico ma non certo il più confortevole. Deve essere continuamente regolato e messo in tensione in relazione al vento ed al livello di marea e, talvolta, anche se messo in tensione correttamente, consente comunque all’imbarcazione di muoversi nel suo intorno con il rischio di possibili urti con le imbarcazioni affiancate. Ovviamente, quando le imbarcazioni sono di notevole dimensioni, le trappe o pendini sono l’unico sistema di ormeggio possibile e realizzabile, ma bisogna correttamente dimensionarlo e realizzarlo. La trappa non consente il corretto ormeggio in presenza di vento laterale e in tal caso è meglio prevedere l’installazione di due trappe a prua dell’imbarcazione disposte a 45°.

IL SISTEMA DI ORMEGGIO CON BRICCOLE CHE, IN FONDALI NON PROFONDI, RAPPRESENTA UNA VALIDA ALTERNATIVA ALLA TRAPPA.

E per l’erogazione di acqua e di energia elettrica? Sono ormai diffusissime le cosiddette “colonnine” che vengono installate sui pontili di ormeggio e che sono dotate di prese di erogazione dell’energia elettrica e di rubinetti per l’erogazione dell’acqua potabile. La forma e le dimensioni sono le più svariate ma è ormai prassi consolidata che ogni posto barca deve avere a disposizione una presa di corrente e un rubinetto per l’acqua. Bisogna però calibrare la giusta potenza di erogazione da assegnare ad ogni presa elettrica in relazione al posto barca servito. La potenza elettrica è certamente proporzionale alle dimensioni dell’imbarcazione. Maggiore è la lunghezza della barca o del posto barca e maggiore è la richiesta di energia. Negli ultimi anni si è diffusa l’installazione dell’impianto di aria condizionata a bordo delle imbarcazioni con il conseguente notevole incremento della potenza richiesta in banchina.
Per avere un’idea dei numeri in gioco, sino a qualche anno fa si prevedevano potenze medie alla presa dell’ordine di 1-1,5
kW, oggi si prevedono potenze dell’ordine dei 3,5-5 kW e si arriva a potenze di oltre 20 kW per le imbarcazioni di oltre 20 metri di lunghezza. Bisogna quindi adeguare i vecchi impianti e dimensionare i nuovi con potenze elettriche sempre più elevate. Discorso a parte è il servizio di ricarica delle imbarcazioni elettriche, al momento poco diffuso ma che, verosimilmente, si diffonderà nei prossimi anni. A mia conoscenza sono ancora poche le ditte che hanno realizzato le colonnine di ricarica per le imbarcazioni elettriche e, comunque, sono sistemi separati dalle normali prese delle colonnine e con potenze impiegate molto elevate. Nelle colonnine di ricarica, infatti, maggiore è la potenza e minore è il tempo di ricarica.

IL SISTEMA DI ORMEGGIO CON FINGER È CERTAMENTE IL PIÙ INNOVATIVO E FUNZIONALE IN QUANTO L’IMBARCAZIONE VIENE TRATTENUTA IN PIÙ PUNTI.

E infine, quali altri servizi tecnici caratterizzano o elevano lo standard di un Marina? L’incagliarsi, o il lesionarsi di un’elica, sono eventi frequenti per una imbarcazione da diporto, e disporre del servizio di alaggio e varo e di un minimo di rimessaggio all’interno dell’area portuale è praticamente essenziale. Non trascurerei la sicurezza antincendio. I porti turistici non sono attività soggette per legge alla prevenzione incendi. Conseguentemente un porto può essere realizzato senza alcun impianto antincendio. Purtroppo sono abbastanza frequenti gli incendi a bordo delle imbarcazioni e, se avvengono in porto, si propagano rapidamente alle altre imbarcazioni ormeggiate con conseguenze facilmente immaginabili.  Dotare, quindi, tutta l’area portuale di un impianto antincendio ad idranti – opportunamente dimensionato rispetto al “carico d’incendio” costituito dalle stesse imbarcazioni ormeggiate – è fortemente raccomandabile.

Fin qui l’ingegner Prinzivalli per quanto concerne i cosiddetti “servizi alle imbarcazioni” cui si dovrebbe aggiungere il servizio di rifornimento di carburanti, il cosiddetto “bunkeraggio” che non può mancare in un qualsiasi porto. Ma, come abbiamo detto, un Marina che si rispetti sarà anche molto curato sul fronte dei “servizi alla persona”, che sono quelle tante facilities che rendono un luogo attraente e desiderabile. Non possiamo trascurare il fatto che normalmente il porto turistico è luogo di vacanza per antonomasia, spesso meta di una vacanza, sia quando è di transito e lo si raggiunge durante una crociera per visitare i luoghi intorno, sia quando è porto di stazionamento della propria imbarcazione, dove trascorriamo del tempo per organizzare la partenza o concludere felicemente una crociera, o anche per curare la propria barca e fare del divertente bricolage.

DOTARE TUTTA L’AREA PORTUALE DI UN IMPIANTO ANTINCENDIO AD IDRANTI – OPPORTUNAMENTE DIMENSIONATO RISPETTO AL “CARICO D’INCENDIO” COSTITUITO DALLE STESSE IMBARCAZIONI ORMEGGIATE –
È FORTEMENTE RACCOMANDABILE.

L’elenco di questi servizi è lungo e se ne possono sempre aggiungere altri. Abbiamo esposto, all’inizio, i servizi di accoglienza, informazione, connessioni per le comunicazioni, ma anche alloggi, ristorazione, rifornimenti, spazi verdi e giochi per bambini e ragazzi, fino ai parcheggi e ai mezzi di trasporto pubblico. Il che vuole anche dire negozi, alberghi, bed & breakfast e luoghi di ristoro come bar, pizzerie, gelaterie, pasticcerie, luoghi di approvvigionamento come negozi, supermercati, shipchandler e librerie specializzate, edicole, agenzie turistiche, di viaggio e talvolta immobiliari, un presidio medico (anche solo un’infermeria), e possibilmente la disponibilità di artigiani riparatori di ogni genere, oltre – come si capisce – a qualsiasi altro servizio che offra comfort o sicurezza a chi è in viaggio, in visita, in vacanza.

Tutto ciò è un Marina che si rispetti, tutt’altra cosa rispetto a un porto rifugio o un semplice parcheggio di imbarcazioni. Ed è questa la ragione per cui la pubblicazione “Il diporto nautico in Italia” edito dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, nel numero del 2020, riporta che su 158.452 posti barca esistenti in Italia, solo 67.505 si trovano in veri e propri “porti turistici” (dunque quelli che noi chiamiamo “Marine”), tutti gli altri e cioè il 57%, in semplici “Approdi turistici” o “Punti di ormeggio”.

Questo ci dice quanto ci sarebbe da fare nel nostro paese, per farlo diventare quell’hub europeo della nautica da diporto così come la sua posizione geografica – e in fondo anche la sua storia – richiederebbero!

Paolo Viola (Napoli, 1936) è ingegnere-urbanista, specializzato in progettazione portuale, responsabile dell’area “Marina & Waterfront” di WiP Architetti s.r.l.