Guidi, le persone al centro di tutto

Bruno Guidi è a capo di un’azienda con 50 anni di vita, leader nel settore degli accessori per la nautica e con in catalogo 4.200 articoli, tutti rigorosamente Made in Italy. Ci ha raccontato la storia della Guidi Srl, del suo successo e di come al centro di tutto ci siano sempre state le persone e la capacità di stabilire relazioni vere

by Luca Sordelli – photo by Jill Mathis and Enrica Pastore

PARLARE CON BRUNO GUIDI SIGNIFICA RIPERCORRERE LA STORIA DELLA NAUTICA ITALIANA, ma non è solo per una questione di coincidenza di date di nascita. Ha infatti fondato la sua azienda 50 anni fa quando andar per mare “per diporto” era ancora cosa veramente rara, di cantieri ne esistevano ben pochi e tutto il mondo della nautica moderna muoveva i primi passi. È anche una questione di memoria e di uomini.

Bruno Guidi, mentre lo intervisto, ripercorre questo mezzo secolo con una precisione affascinante, senza tralasciare una virgola, ricordandosi perfettamente date e numeri. Poi però, al centro delle sue parole, ci sono sempre le persone, gli uomini e le donne che hanno lavorato con lui e per lui.

Mi colpisce molto questo dualismo: da un lato inflessibile nella memoria, ossessionato dal dettaglio – e non posso non pensare alle macchine che, mentre parliamo negli uffici della sua industria a Grignasco, ai piedi del Monte Rosa, ronzano e pulsano di sottofondo e con micrometrica precisione realizzano i 4.200 articoli del suo catalogo di accessori nautici; dall’altro lato Bruno Guidi è sempre attento a chi, in carne e ossa e insieme a lui, ha reso possibile che la Guidi Srl, dal nulla, diventasse quello che ora è. Persone che con lui hanno condiviso successi e momenti duri. Non a caso le sue “nemiche” giurate sono le banche: “Che, nel momento del bisogno, ti considerano solo un numero”.

È un vero imprenditore, di quelli che si sono “fatti da soli”, ma anche un uomo che il suo percorso lo ha sempre compiuto nel rispetto della parola data: “Una stretta di mano vale più di un contratto”. Quando mi parla sento che ha una gran voglia di raccontare, ma non c’è nessun segno di autoincensazione: minuzioso nel ricordare il passato è ansioso di pensare al futuro piuttosto che di abbandonarsi alla nostalgia. Un futuro che è rappresentato dai due figli, Daniele e Alessandro, al suo fianco mentre lo intervisto, al suo fianco anche nel gestire la Guidi Srl.

La famiglia Guidi

Bruno Guidi tra i figli Daniele e Alessandro, rispettivamente Quality Manager and Design Manager.

 


Iniziamo dalle origini.

Ho frequentato le scuole dell’obbligo, poi sono stato assunto da un’azienda artigiana che mi ha permesso di continuare gli studi con corsi di avviamento professionale e tecnologia meccanica. In sostanza imparavo teoria e pratica insieme.
È stata una fonte di grandi insegnamenti. Lì ho cominciato ad avere a che fare con frese e torni. Lavori manuali, anche molto faticosi.

Data di nascita della Guidi?
Marzo 1968. Lavoravo per terzi, nella zona di Valduggia, Borgosesia, San Maurizio, poco lontano dal Lago d’Orta. Ero in una ex fonderia di 50 ma Borgosesia. Si guadagnava un tanto al pezzo, a seconda della difficoltà della realizzazione e di quanti passaggi richiedesse. Il lavoro non mancava.

Tutto ciò accadeva molto lontano dal mare, ai piedi del Monte Rosa. Come è arrivato Bruno Guidi al mondo della nautica?
In estate andavo al mare a Goro, in Romagna sul Delta del Po, la terra di origine di mia madre. Ma più che le spiagge a me incuriosivano i pescherecci. Li guardavo, li studiavo, mi affascinavano. Fu così che entrai in contatto con i proprietari di un cantiere del luogo, fondato anch’esso nel 1968. Costruivano imbarcazioni da pesca, a me piaceva curiosare. E proprio grazie a loro ho poi realizzato i miei primi pezzi per la nautica.

Di cosa si trattava?
Di una pompa che è ancora oggi in produzione. Costava 350 Lire, una pompa manuale in ottone per il carter dell’olio. Il cantiere di Goro si riforniva dalla Nanni di Milano, poi Nanni Diesel. La pompa che feci, erano gli anni ’70, era per loro. Il mio primo cliente per acquisto diretto fu proprio Giovanni Ubaldi della Nanni, marinizzavano i motori Farymann su base Mercedes.

A Goro quindi niente spiaggia, ma in barca ci andava?
Certo, ma a pesca. Su quei fantastici pescherecci, con le reti, per anni. Andavamo per tonni e nei primi anni ’80 ce ne erano tanti. Mi ricordo quando ne pescammo uno da 180 kg! Ma andavamo anche in valle, di notte, a prendere le anguille.

Valvola antiblocco Alex di Guidi Srl

L’azienda di Bruno Guidi ha 13 brevetti

Lei ora ha come clienti grandi nomi come, ad esempio, Azimut e il Gruppo Ferretti. Ma quando è entrato definitivamente nel giro dei grandi della nautica?
Il 1982, e la prima partecipazione al Salone di Genova, segnò la svolta. Eravamo nel Padiglione S, in “piccionaia”: ultimi arrivati quindi ultimo piano. Fu l’occasione per entrare in contatto prima di tutto con nuovi clienti stranieri. Grossisti provenienti da Finlandia, Svezia e Norvegia. Anche se concorrenti fra loro, mi ricordo che arrivavano a Genova tutti insieme, in una macchina sola. Gente per bene, sono ancora clienti. Con loro c’è stata subito piena intesa e fiducia reciproca. Stringersi la mano aveva più valore che firmare un contratto.

Si trattava di onestà intellettuale, e poi di avere la capacità di creare rapporti umani veri, che potevano durare nel tempo. Lo stesso valeva quando giravamo a proporre i nostri cataloghi in Francia e Olanda. Anche quei mercati furono per noi fondamentali per crescere rapidamente. E crescemmo insieme.

Guidi, accessori

Poi arrivarono gli anni ’90. E la musica cambiò.
Eh sì… la crisi del 1991 fu durissima. Durò fino al ’94. Al Governo decisero che “anche i ricchi dovevano piangere”, che essere ricchi significava essere evasori. In quel periodo ho dovuto ipotecare la casa per poter andare avanti. Lì ho capito che per le banche si è solo dei numeri, mentre in realtà quello che conta sono le relazioni.
In banca il tasso per prestiti era del 23%, quando provai a trattare mi risposero che non avevo alcun margine di trattativa. Furono invece i fornitori a salvarmi, che mi diedero fiducia e tempo. E i clienti che comprarono anche se non avevano urgenza di farlo, ma mi aiutarono a superare i momenti difficili.

È stata durissima anche la crisi del 2008.
Decisamente. Nel 2007 l’azienda fece il fatturato più alto di sempre: 11 milioni di Euro. Nel 2009 era esattamente la metà. Ora siamo sempre in crescita, ma quella cifra ancora non l’abbiamo raggiunta, siamo a 7,9 milioni. Il problema è che tanti dei clienti che avevamo nel 2008 non esistono più. Ma noi ce l’abbiamo fatta, si è lavorato meno, ovviamente, ma non abbiamo licenziato nessuno, a parte i pochi che erano assunti con contratto interinale.
30 eravamo, 30 siamo rimasti.

Guidi Srl

Come ha fatto?
Perché ho imparato dalla prima crisi. Prima di tutto liberandomi dalla dipendenza dalle banche e poi costruendo legami veri con le persone, sia in azienda, che è una famiglia, che verso l’esterno. Dopo il 2008 sono stato io che ho potuto aiutare clienti in difficoltà, come qualcuno aveva fatto con me. È agendo così che si instaurano rapporti duraturi.

Abbiamo iniziato il racconto nel 1968, in una ex fonderia di 50 m2. Oggi Guidi si sviluppa su 1.700 m2, più 1.800 di magazzino.
Sì, e finalmente, dopo tre anni di attesa, abbiamo avuto il via libera dalle autorità locali per ampliarci di altri 2.500 m2. Le parole d’ordine per poter fare tutto ciò? Investire nella crescita dell’azienda e credere nella tecnologia. La nostra storia corre parallela con quella dei nostri brevetti, dal primo, per un filtro del 1982, alla recente valvola antiblocco Alex.
Bisogna essere capaci di far coesistere artigianalità e automazione. Noi ogni anno investiamo nell’acquisto di macchinari nuovi. Ultimi arrivati tre grandi magazzini verticali. Sono investimenti onerosi, ma necessari.

Sempre in movimento, quindi, ma sui pescherecci ci va ancora?
Ora non più, ma ho passato 36 anni pescando trote nei nostri torrenti di montagna.

(Le persone al centro di tutto – Barchemagazine.com – Novembre 2019)