Francesco Manfredi, fantasia al potere

Un interessante concept per la tesi di laurea di uno studente dello IED di Torino, Francesco Manfredi. Si parte dai classici battelli fluviali  del Mississippi per arrivare a una nuova idea di yacht da diporto  dove al centro di tutto c’è l’armatore, nuovo gentleman driver

di Luca Sordelli

Cosa succede se non si danno limiti, o se questi sono veramente molto ampi? Vince la fantasia. È quello che è accaduto l’anno scorso allo IED di Torino, tesi in Yacht Design, corso di Laurea in Transportation Design. Ai ragazzi dell’Università piemontese la committenza, Lobanov Design, aveva dato come unica vera limitazione per l’elaborazione dei loro progetti quella della lunghezza massima, 50 metri, per poi lasciare libero sfogo alla loro immaginazione per creare una nave da diporto capace di interpretare in maniera armonica e coerente il contemporaneo, ma che sapesse immaginarsi in chiave innovativa anche il futuro.

FRANCESCO MANFREDI

Ecco quindi, al limite tra il possibile l’impossibile, il fiorire di molti immaginifici concept. Ci siamo soffermati su uno particolarmente interessante dell’anno scorso, Silver Cloud, di Francesco Manfredi. Lo IED di Torino, molto attivo nell’ambito dello Yacht Design, anche per quest’anno ha stimolato i suoi studenti grazie ad una nuova committenza, a lui vicina sul territorio, Azimut Yachts.

Il tema, in termini concettuali, è quasi opposto a quello dell’anno scorso, i limiti ci sono e sono anche molto stimolanti: in occasione dei suoi 50 anni di storia il cantiere di Avigliana ha chiesto ai ragazzi di far rivivere, in chiave moderna, due icone degli anni 70: Azimut Targa 32 e il Falaika 105.

L’idea alla base di Silver Cloud è quella di una barca ispirata alle forme del passato, ma riproposte in chiave moderna. In particolare si tratta di un’imbarcazione ispirata alle grandi navi commerciali e passeggeri del Mississippi. Sono forme che abbiamo tutti bene in mente, dove l’elemento iconico è la grande “ruota” centrale, ma sono anche barche che hanno stravolto il concetto di trasporto e di viaggio durante l’era della rivoluzione industriale. Le grandi navi a vapore trasmettevano in acqua l’energia del motore attraverso le pale rotanti, rimaste simboli nell’immaginario comune.

Al centro del progetto di Silver Cloud c’è proprio questa grande ruota centrale, da realizzarsi in metallo e vetro modulare, che ha però smesso di avere una funzione propulsiva e, come racconta Francesco Manfredi:

«È piuttosto una finestra rotonda ispirata al Crystal Palace del 1851 per l’Expo di Londra.Grazie alla sua forma, la ruota ha la capacità di sfruttare l’angolo di inclinazione dei raggi solari per catturarli e rifletterli, creando un gioco di luci da utilizzare per illuminare gli ambienti interni dello yacht».

La ruota crea anche un gioco di intersezione tra i vari ponti: nel lower-deck ha la funzione di oblò a sfioro con il mare per dare luce alle cabine ospiti; nel main-deck serve da vera e propria finestratura che circonda la zona living dell’imbarcazione e, infine, sull’ upper-deck la ruota è ‘’bucata’’ per poter circondare e sostenere un balcone che domina questo ponte.

Si viene così a creare un angolo di osservazione da cui ammirare il panorama sporgendosi al limite dell’imbarcazione, come fosse un promontorio, come sottolinea il giovane Manfredi. Inoltre su Silver Cloud, sempre nel costante richiamo alla tradizione che anima l’intero progetto, la grande ruota si illumina nelle ore notturne creando un gioco di luci che richiama le costellazioni utilizzate in passato per orientarsi durante la navigazione.

Perché il nome Silver Cloud? Da quello di un famoso modello di Rolls Royce dei primi anni ‘50, vettura decisamente diversa dai precedenti modelli in produzione e importante punto di rottura con la tradizione del marchio. La Silver Cloud era stata concepita come un’automobile a tre porte, sintomo di sportività e, soprattutto, di autonomia: la figura del conducente e del proprietario coincidevano.

Non era quindi più necessario, come accadeva allora, un autista: niente più chauffeur, anche per chi voleva il meglio in termini di lusso. Come racconta Manfredi: «L’ipotetico armatore di questo yacht dovrà essere il gentleman driver della nautica, una persona che si vuole mettere in gioco, che si rifiuta di essere trasportato per il mare dal proprio capitano prendendo esso stesso il comando della propria imbarcazione».

Nonostante il progetto di tesi riguardasse il design esterno e le forme generali dell’imbarcazione, Francesco Manfredi ha in qualche modo anche approcciato l’dea di capire quanto accade sotto alla superficie dell’acqua: «Silver Cloud ha una linea slanciata. Ha volumi stretti e lunghi, predilige gli spazi esterni a quelli interni per vivere a pieno il mare. La sua forma particolare, con la prua e la poppa non immerse, comporta una superfice immersa molto ridotta. Per aumentarne la stabilità è stata studiata una soluzione che prende ispirazione dalle chiglie delle barche a vela, con una deriva profonda che termina con un bulbo».

Altro elemento caratterizzante del progetto è la piscina di poppa lunga e stretta, come un’unica corsia di una piscina olimpionica, perfetto “campo giochi” per un’armatore dallo spirito sportivo. Interessante, infine, anche l’attenzione che è stata dedicata ai colori per scafo e sovrastrutture: è stata immaginata una scala di grigi, che partono da sfumature molto chiare per scurirsi. Obiettivo? Giocare con un’apparente monocromaticità «Per dare l’idea, per chi osserva Silver Cloudda lontano, di un unico grande volume, accentuando la sua forma e suscitando nell’osservatore grande curiosità».

Obiettivo, per chiunque si trovi di fronte a questo progetto, decisamente riuscito.

(Francesco Manfredi, fantasia al potere – Barchemagazine.com – Marzo 2019)