Filippo Salvetti, flussi di dialoghi

Filippo Salvetti ha un approccio molto interessante alla progettazione di una barca. La sua è una visione quasi intimista

by Niccolò Volpati – photo by Andrea Muscatello

LA FILOSOFIA PROGETTUALE DI FILIPPO SALVETTI È QUELLA DI SCAVARE NEL PROFONDO LA DIMENSIONE DI UNA IDEA. Non gli basta mettere a nudo le necessità di un committente. Nell’affrontare ogni tema proposto, Filippo si trova in una costante condizione di analisi. Le esigenze creative diventano ricerca comune in uno scambio continuo di significati e sensazioni.

Diversamente da altri ambiti progettuali, dove la spasmodica ricerca di perfezione formale supera a volte il contenuto stesso di un lavoro, nel suo mondo interiore non ci sono formule o schemi predefiniti da seguire, non ci sono regole o limiti, ma flussi di dialoghi. Il suo compito è quello di incanalarli in una visione coerente per tutti gli attori in gioco, dall’armatore al cantiere, agli ingegneri.

Ferretti Yachts 1000

«Quando disegno un Ferretti penso che sto facendo una barca Ferretti e non un Salvetti Yachts».

«Il Ferretti Yachts 1000 si fa paladino di un nuovo linguaggio con forme ancora più essenziali e pulite capaci di donare all’imbarcazione un aspetto forte, spontaneo ed elegante caratterizzato da una silhouette estremamente fresca e dinamica. La barca introduce un nuovo concetto di flusso a bordo volto a diventare un elemento iconico per le grandi di gamma».

Filippo Salvetti ha iniziato la sua carriera in Officina Italiana Design di Mauro Micheli e Sergio Beretta, lo studio che da molti anni progetta tutti i modelli del cantiere Riva. Dopo otto anni passati da Officina Italiana e altri otto da Neo Design, da ormai tre anni si occupa, non esclusivamente, dei nuovi modelli di Ferretti Yachts e Custom Line. Ha quarantasette anni, quasi quarantotto; non è un emergente, ma nemmeno uno della vecchia guardia che comprende i progettisti che hanno fatto la storia della nautica italiana.

Architetti e designer che possono vantare migliaia di progetti realizzati quando si disegnava con la matita e il curvilinee, perché quelli erano gli strumenti a disposizione. Sono progettisti che si occupavano di tutto: carena, coperta e interni.

Ferretti Yachts 1000

Poi ci sono gli emergenti. Quei giovani o giovanissimi, che si stanno facendo notare. Quelli che usano computer e software. Quelli che in un giorno fanno decine e decine di rendering. Quelli che passano agevolmente dal car design alla nautica e viceversa. Filippo Salvetti è una via di mezzo, e non è l’unico. È uno dei rappresentanti della generazione che sta a metà del guado. Sono i trait d’union tra vecchia guardia ed emergenti. 

Comincio subito provocandolo e gli dico che spesso ho sentito dire dai progettisti con più lunga esperienza che tutti i giovani, nel senso tutti quelli più giovani di loro, non sanno disegnare una barca perché non sanno navigare. Filippo Salvetti sorride, ma non si scompone. «Non credo che un camion sia progettato da un camionista, mi dice. L’esperienza è importante, il feedback degli armatori è fondamentale, ma per questo ci sono delle persone all’interno dei cantieri il cui compito è raccogliere proprio queste informazioni per poi passarle a chi, come me, progetta le barche. Siamo noi che abbiamo il compito di tradurre quelle informazioni in un progetto». 

Azimut Atlantis 58

Touché. Uno a zero per lui. E non contento, affonda il colpo, rincarando la dose. «Ho sentito qualche mio collega dire che sapeva navigare perché da giovane andava in barca a vela. Solo che lo aveva fatto sugli Optimist o i 420 e non credo che quell’esperienza gli sia servita per disegnare un ottanta metri a motore». Dialogando con lui capisco che è trait d’union non solo per ragioni anagrafiche, ma anche per quello che pensa. 

Per il Gruppo Azimut Benetti ha ridisegnato tutta la gamma Atlantis, dai 30 ai 60 piedi, progettando interni ed esterni di oltre 10 modelli e disegnando, sempre per il gruppo, due superyacht di 55 e 67 metri in occasione della Benetti Design Innovation.

Azimut Atlantis 45

«L’esperienza che arriva da altri settori come il car design è fondamentale. La contaminazione è preziosa, ma è altrettanto importante che tutte queste nuove idee poggino su solide basi. E quindi l’idea di cosa sia una barca, a che cosa serva e come si navighi, non può mai mancare. Io vengo dalla modellazione. Mauro Micheli e Sergio Beretta mi presero soprattutto per quello e, ancora oggi, nel mio studio, tutti sappiamo modellare. Una volta i progettisti non lo facevano, ma è diventato imprescindibile saper modellare in 3D una barca. Spesso le barche si assomigliano molto. Se vuoi ottenere qualcosa di diverso devi lavorare sul taglio delle superfici, sui pieni e i vuoti. Modellare in 3D significa alleggerire i volumi e, soprattutto per le barche grandi, magari wide body, dove i volumi sono davvero tanti, la modellazione è quella che ti permette di fare qualcosa di diverso. I volumi e le superfici non sono solo una cosa che attiene allo stile, ma hanno a che fare anche con le masse e le proporzioni».

Custom Line Navetta 30 Ferretti Group
Custom Line Navetta 30 Ferretti Group

Nel 2016 inizia la collaborazione con il gruppo Ferretti per il completamento del rinnovo della gamma Ferretti Yachts e Navetta di Custom Line.

«Il tema principale del progetto del Custom Line Navetta 30 era la ricerca di una classicità capace di emozionare per sempre. Un prodotto formalmente equilibrato, armonico nonostante i contenuti da nave. Lavorare sul bilanciamento tra scafo e sovrastruttura ed enfatizzare lo sviluppo orizzontale delle linee esterne è stato fondamentale per donare dinamicità e slancio a un prodotto così particolare e complesso».

Filippo Salvetti è una persona equilibrata. Più parlo con lui e più ne ho la conferma. Non snobba i giovani, anzi, per lui rappresentano una risorsa molto importante. Ma non intende nemmeno disfarsi dell’esperienza e degli insegnamenti che arrivano da chi ha iniziato a progettare barche ben prima di lui. «Il successo dei designer italiani non è solo farina del nostro sacco. Molto lo dobbiamo ai cantieri. Sono alcuni storici imprenditori della nautica italiana che ci hanno agevolato. Se osserviamo un vecchio Chris Craft e un Riva notiamo che si somigliano, ma è Carlo Riva che ha saputo importare un concetto, tradurlo in una produzione di serie e soprattutto costruire un mito grazie all’immagine che ha dato dei suoi motoscafi». Saggia considerazione. 

Quando parla del suo lavoro e del suo attuale studio dove «tutti sanno fare tutto perché non siamo in una catena di montaggio» o analizza le barche che più gli sono piaciute e i meriti di altri progettisti che le hanno disegnate, Filippo Salvetti mi ricorda l’effetto che fa un water ballast. Mentre la mia mente viaggia e propende per un’unica direzione, mentre navighi sbandato insomma, il water ballast ti riporta in equilibrio. Sarà anche per questa sua caratteristica che è rimasto in ottimi rapporti con tutti quelli con cui ha lavorato.«Quando ho deciso di lasciare Officina Italiana Design ci ho pensato molto. Ero in dubbio perché lasciavo uno studio molto importante dove mi trovavo bene, ma poi ho capito che dovevo provare a seguire la mia rotta. Con Mauro e Sergio siamo rimasti amici tanto che i primi clienti me li hanno trovati loro».

Bugari F100

Nel 2014 inizia la progettazione della nuova gamma Bugari yachts, barche plananti dai 70 ai 120 piedi.

Saggia decisione anche questa. Salvetti ha lavorato per Atlantis ridisegnando ex novo la linea del cantiere, poi per Bugari che gli ha chiesto di realizzare barche diverse dalle navette che facevano e, più recentemente, per Ferretti e Custom Line. In alcuni casi ha avuto carta bianca, in altri, come per Ferretti, si è trattato di innovare senza stravolgere. 

Ferretti Yachts 500

«Il design del nuovo Ferretti Yachts 500 rimarca un dinamismo generale grazie a gesti stilistici inediti e innovativi della sovrastruttura. Naturale erede di Ferretti Yachts 720, reinterpreta i nuovi stilemi di gamma, in modo del tutto personale. Ripropone un layout basato su una progettazione centrata sull’uomo e il suo vivere a bordo, approccio tipico del Dna Ferretti».

Benetti Design Innovations 67m
Benetti Design Innovations 67m
Filippo Salvetti
Da sinistra Filippo Salvetti, Luigi Livia, Matteo Maj, Andrea Caffieri.

«Non credo che ci sia molta differenza, perché in ogni caso si tratta di disegnare tenendo conto delle esigenze del cantiere. Penso che un progettista debba sapersi mettere al servizio del committente. Se il cantiere vuole cambiare stile e tipologia di barca cerchi di fare qualcosa di diverso da ciò che c’è già, se, invece, non ha alcuna intenzione di cambiare il suo Dna, si tratta di attualizzare senza stravolgere. Quando disegno un Ferretti penso che sto facendo una barca Ferretti e non un Salvetti Yachts».

Salvetti è docente presso la Facoltà del Design a Milano

(Filippo Salvetti, flussi di dialoghi – Barchemagazine.com – Ottobre 2020)