Fabio Novembre, designer visionario

Fabio Novembre è un designer visionario i cui lavori sono sparsi per il mondo. Dal Milan, per cui ha progettato il nuovo Headquarters nel 2015, a Lamborghini per cui sta configurando il campus di Bologna. E poi ancora Abarth, Fiat, Blumarine, Lavazza, Stuart Weitzman, Kartell e altri tra cui Driade di cui è recentemente diventato Art Director

di Claudia Giulia Ferrauto

DOTATO DI UNO STILE INCONFONDIBILE QUANTO IMPOSSIBILE DA ETICHETTARE, Novembre è elegante e pop, veste il rock, ma ha uno spirito zen. Incarna contraddizioni che sposa con allegria. Incredibile comunicatore di se stesso, è tra i pochi della sua categoria ad aver perfettamente capito l’uso dei social al punto da esserne trendsetter.

Tutto di lei è comunicato online?
«Sì, io non vedo nessuna separazione tra vita privata e pubblica, semplicemente percepisco diversi livelli di sensibilità nei modi di vivere, ma è una questione individuale».

(nella foto sopra: La Hit Gallery di Hong Kong, sita nel centro commerciale di Times Square, è ispirata all’atmosfera surreale dei dipinti di De Chirico. Pensata come una galleria d’arte dove vestiti e accessori sono opere in esposizione, il contrasto del bianco e nero crea un effetto optical enfatizzato dallo sfondo di un azzurro irreale. Foto Dennis Lo)

Come nasce lo studio Novembre?
«Per me la giusta occasione è venuta dall’incontro con Anna Molinari che nel ‘94 mi chiese di progettarle un negozio ad Hong Kong. Quell’iniziale colpo di fortuna è stato come una scintilla che ha acceso il fuoco, ma alimentarlo è parte del lavoro quotidiano».

Direttore della Domus Academy, parte del comitato scientifico per il nuovo Museo del Design della Triennale, Art Director di Driade, come si conciliano, limitano e arricchiscono tra loro questi ruoli?
«Confesso che sono diventato multitasking con l’avanzare dell’età. Un tempo fare tutte queste cose insieme mi avrebbe fatto girare la testa, oggi le reggo benissimo, anzi credo siano il giusto stimolo per tenermi sotto la dovuta pressione. La vita è sfaccettata e osservarla da più punti di vista aiuta a comprenderne la complessità».

(nella foto sopra: dal macro al micro. Per Bisazza, leader nella produzione del mosaico di vetro, Fabio Novembre ha curato l’allestimento dello showroom di Berlino.  Le vetrine con due occhi, uno azzurro e uno marrone, sono un omaggio a David Bowie).

A proposito di complessità, quale filosofia rappresenta di più il suo modo di progettare?
«Mi piace trovare tracce di armonia nelle condizioni più avverse. In qualche modo mi sento erede del Movimento Futurista, tutto il mio lavoro è impregnato di dinamismo. I volumi che progetto sembrano colti nell’attimo di maggior sforzo di una tensione evolutiva. Forse è per questo che non riesco a squadrare le superfici e che gli angoli sono sempre smussati. La geometria euclidea mira alla semplificazione della complessità, il mondo dei frattali restituisce una realtà più interessante e regole matematiche più vicine alla comprensione della nostra stessa esistenza».

Come nascono e come si sviluppano i suoi progetti?
«Il mio approccio nasce da un limite che ho cercato di trasformare in opportunità, io non so assolutamente disegnare, così ho sostituito il tratto con la scrittura adottando metodi d’approccio cinematografici, grazie al corso di regia frequentato a New York dopo la laurea. La costruzione dei miei lavori somiglia a quella di un film: parto dalla sceneggiatura, faccio il casting e quando tutto è pronto inizio a girare».

Proviamo a fare un casting con i progetti che raccontano la sua storia, chi sono i protagonisti di questo film?
«I progetti sono come figli, non ci sono preferiti, poi io sono proiettato verso ciò che verrà. Ma per rispondere alla domanda, ho sempre provato a fare architettura con il design e con gli interni, dai vassoi 100 piazze per Driade a Eurper Kartell. La soglia dei 50 anni mi è servita per prendere atto di una crescita. È il tempo dell’architettura, quindi ora tra i protagonisti c’è il confronto con la grande scala».

(nella foto sotto: uno dei lavori più iconici di Fabio Novembre è certamente la seduta Nemo di Driade. Qui il furniture design è una scusa per raccontare delle storie dove torna protagonista la figura umana, astratta e universale, capace di proporre una bellezza mitizzata come succedeva con l’arte greca. Un volto-poltrona che accoglie e che, come una maschera, cela e contemporaneamente svela il suo abitante).

A proposito di architettura, si parla molto di San Siro e del nuovo stadio, come lo immagina?
«In passato ho sviluppato insieme ad Arup Italia un progetto commissionato dal Milan e abbiamo definito nuovi canoni per uno Stadio urbano. Lo immagino con un piano terra vivo tutti i giorni per garantire aree di condivisione e intrattenimento. Integrato nel contesto cittadino per accogliere le famiglie e consumare meno territorio possibile, ribassato al di sotto della quota di terra che coinciderebbe con gli spalti del primo anello. In una città come Milano che continua a crescere verticalmente, anche il rooftop potrebbe aprire scenari inaspettati».

La scorsa estate ho visto Nemo sul ponte di un megayacht. Che effetto fa quando i progetti prendono vita in contesti così lontani dalla loro ispirazione originaria?
«Il processo creativo è una simulazione della procreazione umana. Ci si fa tramite di esistenze che assumono una loro identità, sicuramente vicina al patrimonio genetico di chi la genera, ma con una specificità unica. Quando osservo i miei oggetti in contesti inaspettati provo un misto di affetto ed orgoglio,simile all’occhio benevolo di un padre, ma sono figli del mondo, non soltanto miei».

Come sono cambiati i clienti dello studio di Fabio Novembre nel corso del tempo?
«Non credo siano cambiati i clienti, ma i tempi. Le procedure e le consuetudini sono figlie del loro tempo.Il mercato è diventato globale, se ti ostini a pescare nel laghetto di casa non c’è più nulla da trovare. Io sono sempre in giro per il mondo intento a creare relazioni lavorative con realtà che rimanendo nel tuo studio ad aspettare, non arriveranno mai. Questi sono tempi meravigliosi in cui tutto è possibile, ma occorre mettersi totalmente in gioco, non risparmiarsi mai».

Ha avuto molti Maestri importanti. Salutiamoci con una frase che le è stata tramandata e che lei porta con se nel suo lavoro. “Non sono pro, non sono contro, sono con”. (Ettore Sottsass)

(Fabio Novembre, designer visionario – Barchemagazine.com – Luglio 2019)