Cranchi, will to power

Abbiamo visitato uno dei cantieri più moderni ed efficienti del panorama nautico mondiale. Quella di Cranchi è una lunga storia nata nel 1866, e segnata dalla costante evoluzione fatta di tanto lavoro, ricerca, visione del futuro e grande forza di volontà

by Francesco Michienzi

Aldo Cranchi è un uomo che ha votato tutta la sua esistenza a migliorare ogni giorno il suo lavoro. Chi non lo conosce a fondo non può comprenderne la forza di volontà e la capacità innata di trovare le soluzioni migliori per rendere più efficienti i processi produttivi di una imbarcazione a motore. 

Per costruire una barca alla perfezione non bisogna trascurare alcun dettaglio, le pezze di tessuto e le fibre di vetro di ogni modello arrivano dall’impianto dove vengono tagliate. La resina viene preparata e applicata in modo automatizzato con controllo costante della quantità, della temperatura e del catalizzatore con una macchina costruita apposta per Cranchi. È molto importante che il processo di catalisi della resina avvenga a temperature e umidità controllate grazie a un colossale impianto di condizionamento che cambia l’aria 44 volte ogni ora.

Per realizzare un’imbarcazione si parte dagli stampi da cui dipendono la robustezza, la sicurezza e l’estetica, per questa ragione Cranchi se ne prende cura in maniera maniacale, conservandoli al riparo dalla polvere in ambienti a temperatura controllata.

Imprenditore illuminato, solido nei suoi valori formali e sostanziali, non ha lasciato nulla al caso. Ha cercato sempre di capire in anticipo quali sarebbero state le azioni più corrette per gestire un grande cantiere nautico. Lo ha fatto lontano dai riflettori e dalle passerelle mediatiche, ha sempre anteposto l’interesse del suo cantiere nautico e delle persone che con lui hanno fatto crescere e prosperare un’azienda che nel 2020 ha celebrato 150 anni di esistenza. 

Una lunga storia di successo iniziata con Giovanni Cranchi, che nel 1866 apre la sua bottega sul lago di Como e che 4 anni più tardi registra il nome dell’impresa che oggi può contare anche sul lavoro della sesta generazione. Un’azienda in cui il passato e il futuro sono legati dall’invisibile segno della continuità. Una storia che sembra una favola moderna, ma che in realtà racconta in concreto lo sviluppo delle radici di una parte importante dell’industria italiana, quella su cui si fondano la qualità e lo stile che ci caratterizzano in tutto il mondo. Ci sono tradizioni, come quella di Cranchi, che si intrecciano armoniosamente con le innovazioni tecnologiche più attuali per raggiungere un successo senza tempo, lontano dalle fatue fortune momentanee. Abbiamo avuto il piacere e l’onore di essere accompagnati a visitare questa realtà molto interessante proprio da Aldo Cranchi.

Cranchi produce in questo momento 13 diversi modelli, divisi in 5 gamme, per i quali sono necessari 5.600 pezzi e la cosa più importante è averli tutti a disposizione pronti e perfetti; quindi bisogna avere un enorme magazzino con queste migliaia di componenti in parte provengono da altre aziende e in parte sono prodotte da Cranchi, un operatore e un computer preparano tutto il materiale necessario per la costruzione di un determinato modello e lo sistemano su un carrello che sarà poi trasportato nella catena di montaggio, c’è tutto anche la più piccola vite.

La grande potenza tecnologica e innovativa del cantiere è evidente negli impianti che l’azienda utilizza nell’automazione del processo produttivo. Hanno macchine che vengono da ogni parte del mondo e, spesso, disegnate appositamente per Cranchi, che da questo punto di vista ha segnato una vera rivoluzione nel settore. 

Elena, Aldo, Guido and Paola Cranchi.

La storia

Tutto nacque ancor prima del 1870, anno in cui ci fu la registrazione dell’impresa. Era infatti il 1866 quando Giovanni Cranchi aprì una bottega sulle sponde del lago di Como, a Sangiovanni di Bellagio. All’inizio il lavoro era su commissione e si creavano scafi per la pesca e per il trasporto di merci e persone sul lago. 60 anni dopo, il nipote di Giovanni, che portava il suo stesso nome, acquistò a Brienno un fabbricato per realizzare un vero e proprio cantiere nautico. Qui furono costruite le prime imbarcazioni e si posero le basi per la tipica qualità che ancora oggi contraddistingue il marchio. Giovanni “junior” aveva una vera e propria passione per i dettagli, selezionava i materiali più idonei e controllava ogni singolo passo della costruzione. Dopo un breve periodo trascorso fuori dall’Italia (per motivi legati alla guerra), nel 1952 riprese la produzione assieme ai propri figli dedicandosi agli scafi in legno per tutti gli anni ’60. In questi anni nacquero Taunus, Faster, Sbarazzino e il Dinghy 12 P oltre a varie imbarcazioni a vela. Il 1970 segna uno spartiacque con l’avvio della produzione di barche in vetroresina ad opera di Aldo (figlio di Giovanni). Non solo, si passa da una realtà a stampo ancora artigianale a una più industrializzata, primo caso nella storia della nautica italiana, e viene introdotto lo stabilimento di Piantedo insieme a Tullio Monzino, co-fondatore della nuova società. Inizia la stagione dei grandi numeri con la Pilotina (1.550 unità in sei anni), Scout (500 in cinque anni), Rally 20, Hobby 20, Derby 700, Clipper 760, Start 21 e Cruiser 32. Cresce anche lo stabilimento che alla fine degli anni ’80 arriva a disporre di una superficie di 20.000 metri quadrati. Nel 1997 si inaugura il Marine test center a San Giorgio di Nogaro (Udine): 2.900 metri quadrati dedicati alle prove in acqua dei prototipi e alla presentazione delle novità. A questa, poi, segue il Seventy Plant 4 a Rogolo (Sondrio), per la produzione di scafi superiori ai 50 piedi. Nel 2006 la società si trasforma da Srl a S.p.A., con la quinta generazione Cranchi. Oggi al comando ci sono Paola, Elena e Guido Cranchi insieme a Franco Monzino. La sesta generazione si sta già preparando sotto la guida attenta di Aldo Cranchi.

NEGLI STABILIMENTI DI PRODUZIONE REGNA UN’ORGANIZZAZIONE ASSOLUTA, ATTREZZATURE, COMPONENTI E UOMINI REALIZZANO
UN CICLO PRODUTTIVO LA CUI PRECISIONE È PARAGONABILE
AD UN CRONOGRAFO SVIZZERO

Costanti sono gli investimenti diretti all’industrializzazione. Questo metodo coinvolge ogni step, dalla falegnameria, che dispone di pantografi elettronici molto veloci, alla sala taglio con due linee di taglio complete, dall’impianto elettrolitico per la lucidatura dell’acciaio a quello centralizzato per la distribuzione della resina, da quello per la catalisi alla bilancia elettronica per il controllo della quantità di fibra di vetro. Non manca la speciale fresa a sei assi per i particolari e i modelli. 

Gli elementi chiave sono la ricerca della qualità totale, basata sulla concezione che non vi devono essere difetti nel prodotto grazie ai controlli che seguono l’intero processo produttivo, e la ricerca costante di innovazione.

Anche l’utilizzo degli impianti robotizzati segna un importante passo avanti. Nel premontaggio ci sono sottogruppi per linee di montaggio. Per esempio, troviamo macchinari per avvolgimento, taglio e graffatura, taglio e curvatura per profilati speciali in alluminio, cavatubi automatica planetaria programmabile in ciclo automatico con CNC digitale e funzionamento elettroidraulico, sistemi elettromeccanici e pneumatici per aggraffatura terminali, pressatrice oleodinamica, troncatrice con lama ascendente. 

La sesta generazione. Nella foto, Francesco Croce, figlio di Paola, Carlotta e Filippo Lucini, figli di Elena.

Il Cranchi Settantotto 78 ft ha debuttato al salone nautico di Miami in una versione realizzata appositamente per il mercato americano.

Questi sono solo alcuni degli strumenti di cui dispone l’azienda che, prima di iniziare il processo di produzione vera e propria, si avvale del know-how di designer, ingegneri e tecnici del Centro Studi Ricerche, intitolato a Giovanni Cranchi, che comprende 14 tra ingegneri e architetti. È qui che il progetto prende vita, secondo razionalità ed esperienza, avvalendosi dei più avanzati sistemi computerizzati. Passione che si unisce a standard severi, a volte ancor più delle norme vigenti, per rispondere alle esigenze di un mercato globale, con tempi sempre più ridotti, contenimento dei costi e incremento della qualità.

(Cranchi, will to power – Barchemagazine.com – Febbraio 2023)