Un nuovo marina per combattere il degrado e rilanciare il turismo, il lavoro e la rinascita di una città. La nautica del futuro è anche nelle infrastrutture
by Niccolò Volpati
LA NAUTICA VA A GONFIE VELE. Gli ordini delle barche nuove impegnano i cantieri almeno per i prossimi due anni, l’usato si vende sulle banchine senza attendere neanche una settimana per concludere, e il charter è un settore in forte crescita. A tutto questo è logico che si aggiunga l’ultimo tassello, ovvero i porti turistici. Tra quelli esistenti il valore dei posti barca è in aumento. Crescendo la richiesta di barche, è ovvio che aumenti anche la necessità di ormeggi. Sarà un vero e proprio boom? È presto per dirlo, ma ciò che ci si può auspicare è che sia una crescita sostenibile e che non si ripercorrano alcuni errori commessi in passato.
700 posti barca, 900 posteggi, servizi e zona alberghiera, tutto questo e molto altro si trova nel nuovo progetto del porto turistico di Civitanova Marche.
Uno dei nuovi progetti che ci sembra molto razionale, è quello del nuovo porto di Civitanova Marche. Quali sono gli aspetti che ci fanno dire che si tratta di uno sviluppo razionale? Il progetto, realizzato dall’ingegner Paolo Viola, ha una ragione “geografica”. Civitanova si trova in mezzo all’Adriatico, equidistante dalla laguna veneta così come dal Salento. E in quella zona i porti turistici non abbondano, inoltre è stata recentemente inaugurata una superstrada che collega il Lazio proprio con Civitanova e quindi è possibile che ci siano diportisti interessati a lasciare il Tirreno per approdare in Adriatico.
Anche le coste croate e montenegrine distano poche miglia dalle Marche. Ma il nuovo porto di Civitanova non si rivolge esclusivamente al diporto. Un’area è destinata ai pescherecci e perfino al mercato ittico cittadino. Inoltre, il diporto non è sinonimo solo di turismo, ma anche di refitting e manutenzione. Per questo è prevista una grande area di cantiere con un travel lift adeguato per l’alaggio e il varo di imbarcazioni fino a settanta metri di lunghezza. Insomma, il nuovo porto rappresenta un’occasione di lavoro sia sotto l’aspetto turistico, sia per la cantieristica. La tendenza diffusa tra molti cantieri è quella di completare l’assemblaggio di una barca nuova proprio nel porto dove sarà varata. È più comodo, e permette di realizzare il trasporto su terra più facilmente. È per questo motivo che servono aree di cantiere sufficientemente grandi e specializzate per garantire questo tipo di servizio, ma, per fortuna, le maestranze qualificate a Civitanova non mancano.
C’è poi un classico refrain che è quello del rapporto con la città. Come è stato affrontato? «Il progetto è stato molto attento a questo aspetto perché la nuova struttura si preoccupa di favorire il collegamento pedonale tra i litorali Nord e Sud della città, e l’area retrostante alle banchine sarà una sorta di piazza a mare», ci spiega Paolo Viola. L’obiettivo, infatti, è quello di collegare la piazza del Municipio al porto, in un naturale prolungamento. Inoltre, ci saranno servizi come l’area commerciale, quella alberghiera e un giardino pubblico con una parte destinata a playground. Il nuovo porto turistico, quindi, non solo si propone di recuperare un’area che oggi si può definire degradata, ma si prefigge di farlo con un evidente beneficio per tutta la città e non solo per chi frequenterà i moli del marina.
La zona prospiciente alle banchine è progettata come un vero e proprio green village con spazi commerciali e aree verdi pubbliche.
Tutto questo è stato progettato grazie alla volontà di un imprenditore che ha promosso il lavoro di progettazione. Il team dell’ingegner Viola si avvale di un gran numero di professionisti, geologi, urbanisti, esperti di economia e finanza, e responsabili idrogeologici, sismici e ambientali. Ogni aspetto è stato preso in considerazione, ma il problema, come spesso accade, è dato dai tempi di realizzazione. «È stata scelta la procedura con il DPR 509 del 1997 che di solito garantisce tempi piuttosto brevi. Confido quindi che in massimo sette anni, tra permessi e costruzione, il porto potrà vedere la luce», afferma l’ingegner Viola. Il DPR 509, infatti, obbliga il Sindaco a pubblicare il progetto e a raccogliere tutte le eventuali osservazioni in tre mesi, superati i quali è tenuto a convocare la conferenza dei servizi. È poi la conferenza dei servizi che deve entrare nello specifico e rilasciare i permessi. Quella del DPR 509 è forse la procedura più trasparente che si possa avere, ed è anche quella che mette al riparo da possibili ostacoli provocati da interessi personali.
È quasi inevitabile che quando si progetta la realizzazione di un nuovo porto, qualcuno possa rimanere scontento. Ci possono essere, per esempio, delle concessioni demaniali che potrebbero ostacolarne la realizzazione come è spesso successo. A volte gli ostacoli sono così tanti che il marina non viene realizzato. Il bello del DPR 509 però è che affida una responsabilità collettiva a chi autorizza l’opera perché indica tempi precisi. Non c’è solo il sindaco che deve autorizzare o negare l’autorizzazione. Qui ci sono tutte le premesse perché prevalga l’interesse pubblico perché il progetto non favorisce solo i diportisti, ma anche chi lavora nella cantieristica, i pescatori, i commercianti del mercato ittico comunale e i cittadini in generale che al posto di un’area degradata si ritroverebbero uno spazio che potrebbe rappresentare il naturale trait d’union tra la città e il mare.
(Civitanova Marche, la vita nuova – Barchemagazine.com – Novembre 2021)