Quick Lighting, costola dell’omonima Quick Spa, ha presentato in occasione del 60° Salone del Mobile di Milano, la sua nuova collezione indoor e outdoor
by Claudia Giulia Ferrauto
Per capire come si sta muovendo questa giovane realtà produttiva, ci siamo rivolti a Chiara Marzucco. La Quick Lighting è una realtà giovane ma già molto presente sul mercato. Ci racconta come è iniziata questa sfida? La Quick Lighting in sostanza è una bellissima avventura. Nasciamo come costola di un’azienda leader nel settore dell’equipaggiamento nautico, meccanico, elettronico e idraulico per yacht e superyacht. Oltre a questi prodotti c’è anche l’illuminazione. Quick Spa è stata fondata da mio padre e dal suo precedente socio, circa 30 anni fa. Quando poi cinque anni fa è nata l’occasione, con mio fratello Carlo abbiamo deciso di entrare in società rilevando le quote, ed è iniziato tutto.
«SIAMO MOLTO APERTI ALLA CUSTOMIZZAZIONE. POSSIAMO CREARE UN PROGETTO SPECIFICO PER OGNI SPAZIO. NON TUTTI PERÒ VENGONO POI INSERITI A CATALOGO E RIMANGONO PRODOTTI ONE OFF. NEL CASO IN CUI DECIDIAMO DI INSERIRLI A CATALOGO, IN FASE DI PRE-CAMPIONATURA IL PRODOTTO VIENE INGEGNERIZZATO PER LA PRODUZIONE DI SERIE».
CHIARA MARZUCCO
Siete stati coraggiosi a buttarvi in questa scommessa, ma ancora di più a fare il passo successivo, risaltando il brand. Come siete approdati a questa scelta? Come ho accennato prima, l’illuminazione era già presente in Quick Spa dal 2008 e in Quick Lighting dal 2012, ma viveva sottovoce. Quando sono entrata in società – un po’ anche perché amo particolarmente la luce – ho intravisto nuove opportunità e ho deciso di rilanciare il marchio, finché nel dicembre scorso questo ha assunto una dimensione propria.
Come è avvenuto il passaggio dall’intuizione ad una precisa e concreta volontà? Vedevamo i numeri e l’interesse crescere, stavamo riuscendo a fare diverse collaborazioni con architetti e light designer importanti, ed è qui che mi sono detta: ‘O lo facciamo adesso, o rischiamo di prendere una dimensione che poi non ci permetterà di farlo successivamente’. E siamo partiti!
I fatti vi danno ragione, ma come vi siete orientati all’inizio? Un grande aiuto è stato quello di Giovanni Marcianò, il responsabile commerciale, con cui abbiamo iniziato a collaborare due anni fa in concomitanza al rilancio del Brand. Giovanni ha grande conoscenza nel campo dell’illuminazione. Per quanto io abbia una sensibilità rispetto a questo settore, lui ha proprio il polso della situazione sul piano del mercato.
E quest’anno avete partecipato al Fuorisalone del Salone del Mobile, aprendo una nuova fase. Quali prodotti avete presentato? Il “Magritte” è certamente l’ultimo arrivato del brand, ma in realtà tutti i progetti che erano presenti hanno al massimo due anni di vita, quindi in effetti è stata la prima passerella per tutti i nostri prodotti. Abbiamo partecipato al Fuorisalone con un evento curato da Aldo Parisotto dello studio omonimo. La volontà generale è stata quella di disegnare un tipo di illuminazione pensato per la natura, nella natura, quindi non un’illuminazione artificiosa dell’ambiente, ma una capace di fondersi all’interno del suo contesto andando ad integrarsi. La struttura illuminante non assume un esplicito ruolo di protagonista, perché il protagonista resta l’ambiente. Abbiamo selezionato pochi prodotti posizionati sapientemente dal lighting designer Fulvio Baldeschi di Light Company. In più abbiamo immaginato e realizzato la programmazione della luce che porti a creare un giardino mutevole nel quale la luce si adatta alla variazione crepuscolare e quando ci si inoltra nel pomeriggio e poi nella sera, si inizia a percepire un vento di luce che cambia.
Anche i corpi illuminanti sono stati integrati con il contesto, senza farsi tentare dal volere prendere una voce solista… Sì, ad esempio nell’allestimento outdoor, c’erano i gruppi di luci “Brillo” che hanno due dimensioni diverse per il diffusore come pure una diversa altezza dell’asta, in modo da potersi integrare al 100% secondo le varie situazioni di ogni giardino. L’idea era di creare la suggestione facendo sembrare le luci delle lucciole.
Poco fa mi parlava di un vento di luci, di cosa si tratta? Quello del vento di luce è un progetto in cui la luce non è fissa, ma si spegne e si accende, dimmerando l’intensità secondo il momento e lo scenario, e questo riguarda le Brillo, ma coinvolge anche le Magritte e le Collebrezza. Anche loro pulsano, ma in maniera molto lenta con una variazione così graduale che l’osservatore quasi non riesce a percepire i momenti di questa variazione. E questo rende interessante l’insieme soprattutto quando tutto va ad abbassarsi d’intensità evidenziando le profondità degli spazi esterni.
Abbiamo parlato dello spirito che vi muove nell’ambito della progettazione. Ma come è strutturata al suo interno l’azienda? Siamo un’azienda produttiva che ha sede a Ravenna. All’interno del gruppo c’è anche un’officina meccanica con 30 macchine a controllo che ci permette di essere molto flessibili e di fare customizzazione. All’interno abbiamo la produzione, le componenti, le finiture. Queste caratteristiche danno la possibilità all’azienda di creare un vero made in Italy, e questo è stato importante soprattutto negli ultimi due anni di scenario particolarmente critico a livello mondiale. La nostra indipendenza ci ha permesso di fronteggiare tutto con uno spirito e uno slancio che altrimenti non avremmo avuto. Noi progettiamo anche le schede Led e le facciamo fare su nostra specifica e misura. Grazie alla produzione a 360 gradi,
prestiamo molta attenzione a tutto sottoponendo le creazioni a cicli di test molto lunghi e complessi, proprio per essere sicuri di avere un prodotto performante e sicuro. Inoltre abbiamo la fortuna di aver avuto l’esempio di una realtà industriale alle spalle, quella creata da mio padre, che ci permette di fare tesoro dell’esperienza consentendoci qualche errore in meno.
Un esempio? C’eravamo già strutturati in tutte le funzioni fin dall’inizio in modo di poter crescere per riuscire ad accogliere più lavori possibili. Se fossimo partiti con solo 10 persone, probabilmente oggi non saremmo arrivati a fare il Fuorisalone.
L’AZIENDA DEL GRUPPO SI SVILUPPA SU 6.000 M2 DI CAPANNONE E CONTA CIRCA 300 DIPENDENTI. DI QUESTI, OLTRE 20 SONO DEDICATI ALLA QUICK LIGHTING E SONO SUDDIVISI TRA UFFICIO TECNICO, MECCANICO ED ELETTRONICO. C’È POI LA PARTE AMMINISTRATIVA, QUELLA COMMERCIALE E UN UFFICIO DI PROGETTAZIONE ILLUMINOTECNICA.
Cosa vi distingue da altre realtà? Siamo un’azienda non solo di prodotto ma anche di servizio. Abbiamo la capacità di poter realizzare prodotti come Magritte in una produzione di 5.000 numeri, ma il nostro plus è il tipo di servizio che offriamo sia durante la produzione sia come customer service. È un elemento distintivo che consolida i legami con i clienti e amplifica la rete, perché aumenta la credibilità e affidabilità del marchio.
Quick Lighting offre il progetto, l’ingegnerizzazione e la customizzazione, uniti a una capacità totalmente made in Italy di sviluppare il prodotto dal concept fino alla produzione e after sales. Le componenti che contraddistinguono il brand sono lo stile che serve a dare vantaggio alla luce, senza protagonismi di forme, unito alla funzione, la sicurezza e le performance. A questi si aggiunge una spiccata capacità di saper ascoltare e gestire le problematiche e le richieste custom. Un’azienda giovanissima che vuole correre e per farlo è ben consapevole di doversi impegnare più degli altri per poter arrivare ad affermarsi nello scenario internazionale.
(Chiara Marzucco, Ouverture, una certa idea di luce – Barchemagazine.com – Ottobre 2022)