Il Cantiere Navale Patrone si appresta a festeggiare 100 anni di attività. Il timone passa alla quarta generazione che ha molti progetti per innovare senza dimenticare la tradizione
by Niccolò Volpati – photo by Andrea Muscatello
Lunga vita ai gozzi! Sono cento gli anni di attività del Cantiere Navale Patrone, un bel pezzo di storia della nautica del ponente ligure. Tutto cominciò nel 1922, a Ceriale, in provincia di Savona, dove il maestro d’ascia Giuseppe Patrone si trasferì dando avvio all’attività in proprio. Fino a quel momento, infatti, aveva fatto il capocantiere da Baglietto.
Negli anni ’60, Giuseppe, che non aveva figli, fu affiancato dal nipote Niccolò. Ma anche quest’ultimo non ebbe figli e così fu il turno di Piermichele Moreno, che ci racconta: «Mio nonno a Ceriale aveva un albergo e per il cantiere faceva quello che oggi si potrebbe definire catering. Inoltre, ospitava i clienti che venivano per provare i gozzi che i maestri d’ascia costruivano. Fu così che iniziai ad affiancare Niccolò e nel 1984 rilevai l’azienda». Da allora, Piermichele Moreno è amministratore delegato o, come viene definito in famiglia, il terzo timoniere. Il cantiere era, è, e sarà, a conduzione famigliare.
E la nuova generazione ha già preso posto in plancia. Benedetta e Gianarnaldo Moreno, figli di Piermichele e Ornella, ancorché giovani, hanno i titoli e l’esperienza per essere i quarti timonieri. Benedetta si è laureata in economia aziendale e management e ha già esperienza come responsabile marketing di grandi e prestigiose aziende e cantieri nautici.
«È diventata top manager a 28 anni – afferma con una punta d’orgoglio il padre –, due anni prima di Marchionne, che ci arrivò a 30». Gianarnaldo è più giovane e si sta laureando in ingegneria nautica a Spezia. Le qualifiche sembrano studiate a tavolino dalla famiglia, proprio per garantire competenza nel turn over. «La scelta dell’università è stata condivisa – spiega Gianarnaldo –, anche se il desiderio di iniziare a lavorare sul campo è maggiore di quello di completare gli studi». Ingegneria nautica, infatti, a differenza di ingegneria navale, è più focalizzata sulle barche di piccole e medie dimensioni, esattamente quello che è il fulcro della produzione Patrone e Sciallino. «Sciallino è una costola che si è ricongiunta al torace – afferma Piermichele Moreno –, perché chi l’ha fondata negli anni ’60 lavorava al Cantiere Navale Patrone e poi, nel 2015, l’abbiamo riacquisita».
Due brand, entrambi specializzati in gozzi, anzi, la quintessenza del gozzo ligure. La voglia di gozzo non passerà mai di moda? «E perché dovrebbe. Sono barche solide, facili da condurre, con tanto spazio per prendere il sole e stare all’aria aperta, capaci di affrontare qualsiasi mare e che necessitano di pochissima manutenzione. Non è forse quello che vogliono ancora oggi la maggior parte dei diportisti nel Mediterraneo?». Ed effettivamente, in tutti questi anni di attività, le barche realizzate in legno o in vetroresina sono tantissime. «In ogni porto d’Italia ce n’è una», aggiunge Moreno. «Su cento gozzi che realizziamo, la metà rimane in Liguria, venticinque vanno in Toscana e altrettante nel resto della penisola».
Non mancano però le vendite all’estero, fino al Giappone o gli Stati Uniti e tante in Francia, Croazia, Spagna, Grecia e Montenegro. Circa l’80% del fatturato dell’azienda deriva dalla vendita dei nuovi modelli e il restante 20% è costituito dal refitting. «Abbiamo aggiornato alcuni modelli di Sciallino – racconta Gianarnaldo Moreno –, sia modificando le linee d’acqua per migliorare le performance, sia aumentando la customizzazione permettendo all’armatore di scegliere le essenze e i tessuti».
La quarta generazione di timonieri mi spiega che sono un cantiere relativamente piccolo, con una dozzina di dipendenti, e in un contesto del genere tutti devono saper fare tutto. Si definiscono cantiere boutique, che è facile interpretare come una realtà artigianale che cura la qualità costruttiva. Barche fatte a mano e fatte su misura.
Aggiunge Piermichele Moreno: «L’albero è secolare, i rami possono cambiare, ma il tronco è sempre lo stesso». Fuor di metafora, significa che il padre ha fiducia nei suoi figli. Sa che innoveranno, senza però distaccarsi troppo da quelli che sono i valori e la storia del cantiere. «Tra le fonti d’ispirazione che ho sempre avuto c’è la Porsche 911. È un mito ed è sempre uguale, da un certo punto di vista, ma tra quella che facevano trent’anni fa e quella di oggi c’è un abisso». È questo che si deve fare anche oggi nella nautica quando si vuole innovare, senza distaccarsi troppo dalla tradizione. Migliorare, aggiornarsi, prendere il buono della tecnologia, ma riuscire ad offrire sempre le linee classiche che gli amanti dei gozzi cercano.
NEL 2022 IL CANTIERE FESTEGGIA 100 ANNI DI ATTIVITÀ. INIZIÒ
IL MAESTRO D’ASCIA GIUSEPPE PATRONE, CHE FINO
A QUEL MOMENTO ERA STATO CAPOCANTIERE DA BAGLIETTO.
E le idee di Gianarnaldo sembrano piuttosto chiare: «Mi piacerebbe ampliare la produzione. A breve presenteremo nuovi modelli, ma credo che si debba guardare anche fuori dai confini nazionali. Servono altri punti di contatto con la clientela, anche all’estero, proprio per aggredire anche quel mercato».
Tra i nuovi modelli il cantiere Patrone ha in programma quelli con motore ibrido o i full electric, ideali sui laghi o come boat taxi per i grandi alberghi. Non è esclusa nemmeno una nuova sede. «Ci piacerebbe riavvicinarci al mare, anche per garantire una più facile e veloce attività di refitting. È una possibilità che stiamo studiando, ma non abbiamo ancora deciso».
«IL NUOVO PATRONE 100 SI ISPIRA AI MODELLI DI PUNTA DEGLI ANNI
’60 E ’70, DANDO NUOVO SPLENDORE ALL’ERA DELLA “DOLCE VITA”
DELLO YACHTING. È LA MATERIALIZZAZIONE DELL’EREDITÀ
GLAM DI PATRONE REALIZZATA PER SODDISFARE I GUSTI E LE ESIGENZE
DEGLI ARMATORI CONTEMPORANEI».
BENEDETTA MORENO
La sede attuale dispone di 5.000 m2 tra piazzale all’aperto e capannoni e si trova a pochi passi dall’autostrada, perciò i trasporti sono molto agevolati. Inoltre, senza molto clamore, hanno adottato da tempo una soluzione molto green per la produzione di energia rinnovabile. Sul tetto dei capannoni, infatti, hanno installato dei pannelli solari in grado di fornire 60 kW di energia. «Una quantità più che sufficiente per le nostre esigenze», afferma Piermichele Moreno.
(Cantiere Navale Patrone, un secolo che vale – Barchemagazine.com – Aprile 2022)