La 12esima terza stella Michelin in Italia è quella di Antonino Cannavacciuolo. Sale anche il numero dei 2 macaron assegnati dalla giuria, quattro riconoscimenti a quattro chef tutti under 40
by Francesca Ciancio
Non più undici ma salgono a dodici i ristoranti tristellati nel nostro Paese. Nell’olimpo dei macaron targati Michelin si è infatti aggiunto il nome di Antonino Cannavacciuolo, chef e patron del ristorante Villa Crespi di Orta San Giulio, sul Lago d’Orta. Anzi, il cuoco originario di Vico Equense, noto anche per le sue incursioni televisive, di stelle ne porta a casa quattro, visto che se ne aggiudica una anche per il Cannavacciuolo Vineyard, condotto da Marco Suriano a Casanova di Terricciola (PI).
Grazie al popolare cuoco campano, il Piemonte conquista di nuovo il massimo riconoscimento della “Rossa”, dopo quello andato a Enrico Crippa con il suo Piazza Duomo di Alba.




La Guida Rossa ha così spiegato il riconoscimento a Cannavacciuolo:
“Il ristorante Villa Crespi, dello chef-patron Antonino Cannavacciuolo, ha convinto il team della guida Michelin per la capacità di creare una esperienza, di viaggio, in Italia, con il commensale che troverà i gusti della sua amata Campania, del Mediterraneo, dell’Italia intera per proiettare l’ospite in una dimensione di cucina totale, completa, di rispetto dell’ingrediente e del gusto. Una cucina che senza fronzoli vuole arrivare al cuore, al palato, e restare nei ricordi. Anche Orta San Giulio è ora una località che vale il viaggio. Tre stelle!”
Emozionatissimo, Cannavacciuolo, alla consegna del premio, ha avuto come sempre al suo fianco la moglie e manager Cinzia Primatesta. Un duo di ferro con un team altrettanto affiatato sono le chiavi del successo di Villa Crespi, ristorante situato all’interno di una dimora storica in stile moresco, nel cuore di un parco secolare. La prima stella era arrivata nel 2003, mentre il 2006 è stato l’anno della seconda assegnazione. Ora, dopo ben sedici anni di lavoro e di ricerca, Cannavacciuolo ha raggiunto quota 3 stelle, un riconoscimento riservato a meno di 140 ristoranti nel mondo. Sergio Lovrinovich, Direttore della Guida Michelin Italia, così ha motivato le ragioni per le quali la cucina dello chef partenopeo è arrivata in cima: «I suoi piatti sono creazioni inebrianti dai sapori netti e ben distinti, valorizzati dai percorsi degustazione attraverso i quali si spazia dalla Campania al Piemonte con una disinvoltura che fa apparire semplici le cose più difficili».



Al parterre dei venti neo-stellati sotto i 35 anni della 68esima edizione della Guida Michelin Italia appartengono anche i nuovi detentori del doppio macaron Daniele Lippi (Acquolina) e Domenico Stile (Enoteca La Torre).



Scalando di un macaron, troviamo quattro due nuove stelle, due delle quali a Roma, Acquolina ed Enoteca La Torre, che riportano la Capitale al centro della scena dell’alta ristorazione italiana, una a Salvatore Iuliano del St. George di Taormina e una a Gabriele Boffa di Locanda Sant’Uffizio di Penango fanno il bis. Acquolina è il regno di Daniele Lippi, all’interno dell’hotel The First Arte. Poco più che trentenne, il cuoco, formatosi alla corte di ristoranti come Piazza Duomo, Pavillion Ledoyen, Lasarte, è da tempo impegnato in un accurato studio sulle origini delle varie tradizioni gastronomiche dei paesi del Mediterraneo a cui dà sempre una veste moderna e intrigante. Tra i suoi signature dish la Ventricina di tonno rosso, la Tumma di mandorle e l’Aletta di ricciola laccata al grasso d’anatra e salsa bernese




SONO 385 LE STELLE DELLA GUIDA MICHELIN 2023 CHE MOSTRA UN NUOVO RECORD DI QUALITÀ PER LA GASTRONOMIA IN ITALIA, UNO DEI CAMPI IN CUI IL BEL PAESE ECCELLE SENZA INDUGI.
Ancora Roma, ancora un under 40, Domenico Stile, il neo due stelle Michelin di Enoteca La Torre, porta in cucina le sue origini campane e, più in generale, mediterranee. Formazione stellata nelle cucine di Gianfranco Vissani, Enrico Crippa, Antonino Cannavacciuolo, Massimo Bottura e Nino di Costanzo, è stato il più giovane chef stellato della Capitale dove ha portato il suo grande amore per il mare. Lui stesso dice di avere un debole per il polpo verace e adora cucinare e mangiare frutti di mare. Nato a Castellammare di Stabia, ha, in uno dei suoi piatti simbolo, la carta d’identità perfetta, come partenopeo e come cuoco: Risotto ai limoni di Amalfi, cannolicchi, vongole veraci, asparago, yogurt di bufala.



SONO STATI TANTI I GIOVANI CHEF PREMIATI CON LE STELLE, 20 SOTTO
I 35 ANNI, E IN TOTALE UN NUMERO ECCEZIONALE DI NUOVE STELLE, 40, ANCHE IN PICCOLE LOCALITÀ DI PROVINCIA.
Le 3 stelle Michelin in Italia
La Pergola a Roma, chef Heinz Beck.
Uliassi a Senigallia, in provincia di Ancona, chef Mauro Uliassi.
Da Vittorio a Brusaporto, in provincia di Bergamo, chef Chicco e Bobo Cerea.
Piazza Duomo ad Alba, in provincia di Cuneo, chef Enrico Crippa.
St. Hubertus Rosa Alpina a San Cassiano, in provincia di Bolzano,
chef Norbert Niederkofler.
Enoteca Pinchiorri a Firenze chef Annie Féolde, Riccardo Monco
e Alessandro Della Tommasina.
Reale a Castel di Sangro, in provincia di L’Aquila, chef Niko Romito.
Le Calandre a Rubano, in provincia di Padova, chef Massimiliano Alajmo.
Osteria Francescana a Modena, chef Massimo Bottura.
Dal Pescatore a Canneto sull’Oglio, in provincia di Mantova, chef Nadia Santini.
Mudec a Milano, chef Enrico Bartolini.
Villa Crespi a Orta San Giulio, in provincia di Novara,
chef Antonino Cannavacciuolo.
Andiamo in Sicilia per “incontrare” la terza nuova 2 Stelle Michelin che risponde al nome di Salvatore Iuliano, a capo della cucina del St. George by Heinz Beck. Dal maestro tedesco, titolare di 3 stelle Michelin con il ristorante La Pergola dell’hotel Hilton di Roma, Iuliano ha imparato la capacità di lavorare duro, a testa bassa e possibilmente con il sorriso. Heinz Beck riesce a infondere ai suoi non solo la calma necessaria, ma anche il suo serafico modo di operare, non a caso lo chiamano “metodo Beck”. La proposta di cucina dello chef Iuliano alterna piatti creativi a richiami della tradizione con tributi alla Trinacria, per chi è alla ricerca di una cucina mediterranea lontana dalle convenzioni. Un esempio? Risotto ai friggitelli, crostacei marinati, cedro, capperi.

Infine abbiamo Gabriele Boffa, parte della grande famiglia ricca di stelle del Team Enrico Bartolini. Il locale insignito dalla Michelin questa volta è la Locanda Sant’Uffizio Enrico Bartolini di Penango, provincia di Asti. All’interno di uno splendido convento monastico del XVI secolo, fra le colline del Monferrato, il Sant’Uffizio offre anche bellissime camere ed è il luogo delle creazioni culinarie di questo giovane chef langarolo. La sua cucina spazia dai grandi classici regionali che esegue fedelmente, come gli straordinari Agnolotti del plin, a piatti più creativi e innovativi che non tralasciano un legame con il territorio.

In apertura il tristellato Antonino Cannavacciuolo
(Antonino Cannavacciuolo – La terza stella – Barchemagazine.com – Aprile 2023)